95047.it I drammatici fatti occorsi di recente a Paternò, l’uccisione violenta di due cani, non sono altro che le ultime scene di un dramma che quotidianamente si recita in città. Una tragedia che di giorno in giorno logora il vivere civile di una comunità, che sconvolge la sensibilità dei cittadini, che altera le percezioni reali di una società. E proprio in riferimento a quest’ultima affermazione che entrano di prepotenza i social network.
Dai vari commenti letti si ha la sensazione di vivere tra esseri incivili, bestie animate solo dall’istinto animalesco, bramosi solo del sangue altrui.
Fortunatamente non è così. Un’attenta osservazione ci permette di affermare che Paternò è abitata da tante, molte, la stragrande maggioranza, persone civili, che amano la loro città, che desiderano vederla migliorare, che amano gli animali.
Purtroppo in ogni società, come in ogni cesto di frutta, non mancano le mele marce. Non sono tante, ma sembrano moltissimi. Le loro azioni trenta e passa anni fa sarebbero passate inosservate, ignorate o silenziate da eventi di maggiore interesse. Non avrebbero trovato spazio nemmeno tra la cronaca locale. Oggi, invece, trovano ampio spazio, sono in prima pagina sui giornali locali online (concordo con l’informazione), sono commentate da centinaia di spettatori sui social network, sono subissati da migliaia di like di approvazione o di sdegno, sono accompagnate da diverse forme di “reazioni aggiunte”, specialmente su facebook.
Tra i vari cyber attori di questo quotidiano dramma nasce una agguerrita competizione: chi riesce ad ottenere più consensi, più like, più commenti compiendo azioni negative. Il loro “io” si affida all’amplificazione della rete dove gli istinti vengono ingigantiti, diventando un “io ipertrofico virtuale”: sono nulla, vivono di frustrazioni, hanno attorno una realtà deleteria, ma emergono sul web per le loro azioni negative. Una rivincita personale che, per qualche giorno, gratifica la loro vuota esistenza riempiendola di “like”, svuotandola nuovamente quando della loro azione non se ne parlerà più o qualche loro concorrente avrà fatto “di meglio”, più scalpore.
Purtroppo la concomitante presenza della delinquenza comune, insieme a quella organizzata con i cyberbulli ci da l’impressione di una società civile destinata a morire. Ma non è così.
Difficilmente la criminalità organizzata potrà essere prevenuta in ambito scolastico e familiare, ma quella comune e il cyberbullismo invece si.
La scuola prima di trasmettere nozioni dovrebbe far acquisire le “life skills, cioè le competenze per la vita, insegnare come risolvere i problemi personali, a saper prendere decisioni, la creatività, il senso critico, l’autoconsapevolezza, insegnare le capacità relazionali, la comunicazione efficace, la gestione delle emozioni, la gestione dello stress, l’empatia”, in breve una buona scuola.