95047.it Angelo Sambataro è un apprezzato avvocato civilista. Ha 59 anni ed è paternese. Ed ha voluto dire la sua su un argomento tutt’altro che di secondo piano.
Credo molto nella comunicazione e nello scambio di opinioni che aiutano a confrontarci e ad avere ogni giorno una maggiore consapevolezza dei problemi che viviamo. Rendere, pertanto, partecipi gli altri di un’idea che frulla in testa e su cui tutti possano dire la propria, è qualcosa che mi seduce e, certamente, mi arricchisce. L’idea è quella della solidarietà nelle emergenze.
La solidarietà e la partecipazione alle gravi calamità – che, ormai, assai spesso colpiscono la nostra amata Nazione – è stata fino ad oggi sempre rappresentata dalle istituzioni, dalla società civile, dalle associazioni di volontariato e da quei cittadini che, ricchi o poveri, hanno voluto dare materialmente il proprio contributo in denaro; ivi compresi i possessori di telefoni e telefonini con il minimale dei due euro.
Un gesto di vera e doverosa solidarietà, reputo giusto che provenga direttamente dagli eletti del popolo che i cittadini hanno scelto per essere rappresentati e di cui – non si sa perché – non si sente mai parlare a tal riguardo.
Ed in effetti i nostri rappresentanti del Parlamento, del Parlamento Europeo o dei Consigli Regionali dovrebbero per primi compiere gesti di tal genere verso chi rappresentano e che oggi si trova in un momento di grossa ed obiettiva difficoltà, in quanto colpito da sciagure inaspettate per le quali, nel giro di qualche secondo, ha visto perdere tutto: casa, lavoro, affetti, sacrifici di una vita, ecc.
Tale auspicata solidarietà non deve ovviamente provenire dagli organi di cui fanno parte (ovvero da organismi o da uffici interni – Uffici di Presidenza, Segreterie o Segretariati, specifiche commissioni, ecc.) che possono certamente disporre elargizioni nell’ambito delle proprie competenze, quanto dalle tasche dei nostri deputati, senatori e consiglieri regionali: magari con un bel gesto (10 mila euro a testa per il mese di novembre da parte dei parlamentari nazionali ed europei e 5mila euro di quelli regionali), ripetuto anche per il mese di dicembre.
Non è importante quanto assomma il totale di oltre 2000 persone (che non sarebbe poco e che soprattutto appare senza alcun dubbio sopportabile singolarmente). Più rilevante è dare un segnale forte – in controtendenza – di impegno personale e di comprovata e doverosa solidarietà dei nostri rappresentanti: favorendo così l’idea che siano in prima linea a voler sostenere, al pari o ancor più degli altri, i cittadini che li hanno votati.
Mi assale tuttavia un dubbio.
Possiamo lasciare che un atto di solidarietà così nobile, impegnativo e, aggiungerei, eclatante venga deciso soltanto dalla libera coscienza di ciascuno dei rappresentanti del popolo?
Crediamo di no: in quanto appare conforme a giustizia e a democrazia che lo stesso sia sostenuto da tutti con pari dignità e pari contestualità: considerato peraltro che sono rappresentanti di tutto il popolo italiano e non solo della circoscrizione ove sono stati eletti.
Occorre però un qualche meccanismo che lo consenta.
E qui iniziano le difficoltà e le perplessità!!
Come è ovvio, per tutti i tipi di contributi, di finanziamenti stanziati, ovvero di prelievi forzati in favore dei terremotati (e non solo) basta un atto del governo, nazionale o regionale: la qualcosa tuttavia non è sufficiente per ottenere un solo euro dal popolo degli eletti.
Allo stato, infatti, non pare che ci sia alcuna soluzione tecnica, o giuridica, all’infuori della sperata spontaneità cui bisogna affidarsi.
Non c’è infatti alcuna norma, né organo, che possa disporre o deliberare nei confronti dei rappresentanti del popolo – in caso di eventi calamitosi – un “obbligo” o una “imposizione” di tal genere (al pari di quello del canone televisivo).
Cosa fare, nessuno lo sa.
Al riguardo mi chiedo perché noi cittadini che votiamo chi mandare a rappresentarci, non possiamo anche decidere che taluni degli emolumenti percepiti, per tale incombenza, dai nostri eletti siano destinati a soddisfare specifiche emergenze?
Certamente il popolo sovrano può, e deve, decidere che i propri delegati si onerano – e si onorano – a mettere a disposizione una parte delle prebende percepite.
Per quanto auspicabile ritengo tuttavia, che questa non sia, attualmente, una soluzione immediata – e forse neppure futura -.
Chi ha qualche soluzione diversa in merito, la proponga.
Nel frattempo se siamo però convinti che sia giusto, opportuno, necessario e doveroso che i rappresentanti da noi eletti sottostiano, in quanto tali, anche ad obblighi di tal genere, rendiamoci sempre più consapevoli e facciamo circolare l’idea che questa è “materia” che compete a noi, e non ad altri, decidere!
Prendiamo inoltre, atto che le attuali difficoltà a rendere concreti i buoni intenti, non costituiscano motivo a ché i nostri rappresentanti continuino a mantenere lo status di “indipendenti e sciolti” da ogni mandato di rappresentanza, così come è stato a tuttoggi: perpetrando ogni disinteresse assoluto nel succedersi delle calamità.
Facciamo pure, sentire la nostra voce ai nostri eletti invitandoli – in attesa di qualche cambiamento – a compiere spontaneamente questo gesto “estremo”.
Dal canto mio, mi adopererò, assieme a qualche amico, a portare a conoscenza questa mia esternazione alle Autorità preposte (Presidenza della Camera, Presidenza del Senato e Presidenza dei Consigli regionali) sollecitandole – nell’attuale fase – a mettere al più presto all’ordine del giorno la proposta di votare “il sacrificio di una parte dello stipendio di ciascuno rappresentante in relazione alle ultime calamità”: con la speranza – che credo interessi tutti – di avere, a seguito del risultato di tali votazioni, nomi e cognomi di chi – tra i nostri rappresentanti – intende essere veramente tale e solidale e chi, invece, no.
Proporrei anche di destinare una parte dello stipendio dei calciatori per queste necessità. La mia proposta è probabilmente meno populista dell’altra ma sicuramente più redditizia.