
Sono 135, al momento attuale, i cardinali con diritto di voto che potrebbero partecipare a un eventuale Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco. Una cifra che supera di gran lunga il limite massimo di 120 elettori stabilito dalla costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo di Paolo VI, confermata successivamente da Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II. Tuttavia, nel corso degli anni, diversi pontefici – incluso lo stesso Wojtyla – hanno spesso derogato a questa norma, come ha fatto più volte anche Papa Bergoglio.
A rendere ancor più significativa questa deroga è stato il più recente Concistoro del 7 dicembre scorso, il decimo del pontificato di Francesco, in cui sono stati creati 20 nuovi cardinali elettori. Un gesto che, secondo molti osservatori, ha il sapore di una scelta strategica: come se l’ormai quasi 88enne Pontefice avesse voluto lasciare una “riserva” stabile di cardinali pronti ad affrontare un futuro Conclave, garantendo così un’ampia base di elettori.
Chi potrà entrare in Conclave
Dei 135 elettori attuali, la posizione più incerta è quella del cardinale spagnolo Carlos Osoro Sierra, che compirà 80 anni il prossimo 16 maggio, raggiungendo così il limite di età per il diritto di voto. Al netto di questo possibile aggiornamento, l’attuale Sacro Collegio si presenta profondamente trasformato dalle scelte di Francesco: su 135 elettori, ben 107 portano la porpora assegnata da lui.
Eppure, nonostante il forte peso numerico, non si può parlare di un gruppo monolitico. Tra i porporati creati da Francesco ci sono infatti anche figure critiche verso il suo pontificato, come il tedesco Gerhard Ludwig Müller, ex prefetto della Dottrina della fede con Benedetto XVI, che non lo elevò mai a cardinale. Non mancano inoltre esponenti di sensibilità molto diverse, come alcuni cardinali africani, che su temi etici e sociali si discostano dalle posizioni più progressiste emerse in Europa.
Un dato evidente è la progressiva de-europeizzazione del Sacro Collegio. Papa Francesco ha infatti scelto di valorizzare le “periferie del mondo”, sia geografiche che esistenziali. Oggi i cardinali elettori si distribuiscono così: 59 dall’Europa (di cui 19 italiani), 37 dalle Americhe (16 dal Nord America, 4 dall’America Centrale, 17 dal Sud), 20 dall’Asia, 16 dall’Africa e 3 dall’Oceania.
Questo spostamento dell’asse decisionale della Chiesa riflette una visione più universale e inclusiva, attenta ai contesti locali e alle sfide globali, come la povertà, le disuguaglianze, la crisi ambientale e i conflitti in corso. Temi cari a Francesco, che ha spesso parlato della “terza guerra mondiale a pezzi” e invocato una Chiesa capace di farsi prossima alle ferite dell’umanità.
Religiosi e curiosità
Un altro dato interessante riguarda la presenza degli ordini religiosi tra i cardinali elettori: in tutto sono 34. Tra questi, spiccano cinque Salesiani, quattro Gesuiti (ordine di appartenenza del Papa), quattro Francescani, tre Francescani conventuali, due Domenicani, due Redentoristi, due Verbiti, oltre a rappresentanti di altri istituti, come il Missionario della Consolata Giorgio Marengo.
Il più giovane tra i partecipanti al futuro Conclave sarà l’ucraino Mykola Byčok, 45 anni, mentre il più anziano – salvo aggiornamenti – è proprio Carlos Osoro Sierra, seguito dal guineano Robert Sarah.
Verso un futuro ancora incerto
Mentre la Chiesa si prepara, tra mille incognite, al futuro, il prossimo Conclave si preannuncia come uno dei più rappresentativi dal punto di vista globale. Un evento che, nel segno della discontinuità con il passato, potrebbe imprimere un ulteriore cambio di passo alla guida del cattolicesimo nel mondo.