95047.it Nel silenzio di tutti, a Paternò, avviene una vicenda grottesca ed umiliante. Di quelle che se Luigi Pirandello fosse ancora in vita, avrebbe di che scrivere. Eccome. All’Ipab “Salvatore Bellia” di Paternò – quello che un tempo era conosciuto da tutti come “l’Albergo dei poveri” – gli operatori sono indietro di ben 21 mensilità. Avete capito bene: 21 mesi. Quasi due anni di arretrati passati senza vedere il becco di un centesimo. Ma, nonostante ciò, i ventidue dipendenti continuano nel loro lavoro di assistenza agli anziani dell’Ipab. Proseguono nel loro lavoro con dignità e professionalità: ma, è chiaro, che questa situazione non potrà trascinarsi ancora per molto tempo. In 21 mesi la pazienza di padri e madri di famiglia è già stata messa a dura prova. La questione è semplice (si fa per dire): gli ospiti della struttura sono circa una trentina per una retta a testa di, pressapoco, mille euro. I costi sono però di più di quello che si incassa. Ed a pagarne le conseguenze sono ovviamente solo e soltanto i lavoratori. Ma ci sono anche altri conti che non tornano in tutta questa vicenda. A parte le rimesse (ovvero, i pagamenti di Regione e Comune che arrivano sempre con abbondante ritardo), vi sarebbero degli immobili di proprietà dell’ipab da vendere perchè, lo si capisce bene, occorre far cassa. Ma finora, anche qui, non vi è stata alcuna novità.
Dopo la prematura scomparsa del presidente Beppe Oliva, la Regione siciliana non ha nominato nessun altro. Al momento nel Cda vi è un vice-presidente, Alfredo Corsaro, ed un emissario della Regione, Parrino, che ne è solo un semplice componente mentre in altri contesti a Catania è direttamente presidente. Insomma, la questione è: chi deve muoversi per sollecitare anzitutto la Regione? Il Cda ha solo una valenza di proposta mentre è l’ente regionale che può fattivamente prendere le decisioni. L’atteggiamento mantenuto dai lavoratori finora è stato encomiabile: ma, come dicevamo, fino a quando potrà durare? Nei mesi scorsi i 22 dipendenti avevano ottenuto anche un incontro col Prefetto che, però, non ha portato da nessuna parte. Da tempo, la banca ha tolto il servizio di tesoreria e, quindi, anche una possibile anticipazione di cassa è andata a farsi benedire: anzi, l’istituto di credito ha pure chiesto di rientrare dai debiti.
Fin qui la storia. Che però non trova soluzioni. Ma, in fin dei conti, a chi interessano le sorti di 22 padri e madri di famiglia? E domani è la festa dei lavoratori: ma cosa c’è da festeggiare?
La questione è regionale.
E’ stato deliberatamente deciso di smantellare il servizio.
E gli operai senza stipendi sono sparsi su tutta l’isola.
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