Il Venerdì Santo paternese: un rito inimitabile

95047.it Il rito si ripete una volta ancora. Il mistero della morte e resurrezione: della vita che sconfigge la morte stessa. Ma al di là delle parole, della facile retorica, di qualunque carica emotiva, la Santa Pasqua a Paternò non è un momento come tutti gli altri: quello di questa sera non sarà un momento scontato solo perchè scandito dal calendario.
Il Venerdì Santo paternese è qualcosa che affonda le proprie radici nella comunità stessa di questa città: quasi un coinvolgimento collettivo che richiama tutti al punto nevralgico da dove parte tutto. Ovvero, dalla Collina storica. Dalla cima della nostra storia. Da dove all’imbrunire, all’uscita dalla Matrice, il Cristo Morto proseguirà nel suo cammino tra le vie ammutolite della città: alle sue spalle, il fercolo sconsolato della Madonna Addolorata. 
E banalizzare tutto a suggestione, folklore o semplice tradizione sarebbe assolutamente fuorviante.

Il silenzio che accompagna ogni singolo passo della Processione del Venerdì Santo paternese è il simbolo che racchiude tutto. La ceralacca sullo scrigno della storia. I portatori dei due fercoli, il clero paternese, i paternesi stessi e le secolari Confraternite: questa sera l’emozione si rinnoverà una volta ancora. 
Al termine della serata, l’ormai tradizionale “U cunsolu” all’interno della chiesa di Santa Margherita con l’attesa finale della resurrezione di domenica.
Ma in tutto questo, quello che conta è sempre riassaporare la propria fede per poter essere migliori. Non fosse così si resterebbe fermi e finti. Ed anche questa sera, una volta ancora, quel tentativo di essere persone migliori in nome del Cristo e della tradizione, verrà fatto.