“Disastro ambientale e avvelenamento delle acque in contrada Schettino.
Fiumi di liquami vengono sversati sui terreni da decenni, proprio a due passi da abitazioni e attività commerciali, a causa del cattivo funzionamento del depuratore posto a sequestro già dal 2016”. Lo denuncia la deputata del Movimento 5 Stelle Angela Foti.
La deputata ha inviato una nota all’Arpa, al dipartimento regionale Acque e rifiuti, al sindaco di Santa Maria di Licodia, all’attuale sindaco di Paternò, all’Acoset Spa e all’Anas, e chiede la costituzione urgente di una task force. L’Acoset, ente gestore dell’impianto di depurazione, ha già risposto alla deputata confermando le problematiche e dichiarando che, seppure per ben tre volte l’opera di manutenzione fosse stata inserita in progetti di finanziamento, la Regione non ha ancora fatto nulla di concreto. “Un dramma ambientale – dice la Foti – per il quale i governi che si sono succeduti non hanno ancora fatto nulla se non inutili atti rimasti sepolti nei cassetti e un insopportabile gioco dello scarica barile”. Anche l’Arpa ha risposto, con nota ufficiale predisponendo un preliminare sopralluogo congiunto con i soggetti in indirizzo, per le date del 4 e 8 maggio prossimi. E anche l’Anas farà un sopralluogo entro 15 giorni.
L’impianto di depurazione è stato posto sotto sequestro già nell’agosto dell’anno scorso dal Gip, per i rischi igienico sanitari e i gravissimi danni ambientale e alle colture. Da decenni, infatti, i residenti delle zone circostanti il vallone “Spurpi” denunciano le intollerabili condizioni in cui versa l’area, i miasmi provenienti dalle acque fognarie, la presenza di schiuma, il pullulare di insetti e l’inevitabile inquinamento delle acque superficiali e delle falde acquifere. Le indagini, d’altronde, hanno confermato la preoccupazione dei residenti.
Proprio su uno dei terreni confinanti con il vallone, – racconta la deputata M5S – è presente un’attività di ristorazione, i cui proprietari, i signori Giovanni e Rosa Di Perna, da decenni combattono strenuamente per non chiudere battenti”. L’invasione delle acque fognarie nella zona dell’attività commerciale è dovuto, inoltre, alla inadeguatezza e sottodimensionamento delle condotte presenti nel sottopasso al passaggio tra la strada statale 121 e quella provinciale, che creano un vero e proprio imbuto, inconveniente che non è mai stato risolto, malgrado gli appelli e l’acquisto di centinaia di metri di tubature, nel luglio del 2012, da parte delle società Acoset e Ama, mai messe in opera e che ancora giacciono inutilizzate, beffardamente, in parte proprio presso il ristorante. “E’ fondamentale – conclude Foti – che le istituzioni si attivino concretamente affinché venga preso atto dell’emergenza e raccolto il grido di dolore degli abitanti della contrada, dalla nostra continueremo a sollecitare senza sosta”.
(COMUNICATO STAMPA)
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