Su proposta di questa Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un provvedimento di applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione, finalizzato al sequestro di attività commerciali, immobili (fabbricati e terreni), beni mobili registrati e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro, riconducibili a BIANCOVISO Rocco (cl. 1967), da ultimo, destinatario di due ordinanze di custodia cautelare in carcere per la sua partecipazione a Cosa Nostra etnea (operazione “Chaos 2”) e per estorsione aggravata in concorso (operazione “Pizzini”). Il proposto è attualmente recluso nel carcere di Bicocca a Catania.
Rocco BIANCOVISO, in ragione delle evidenze investigative emerse nei due citati procedimenti penali nonché nel procedimento c.d. “Kronos”, vanta una lunga militanza nelle formazioni mafiose. A partire dal 2007, per circa un decennio, BIANCOVISO è stato il referente della famiglia Ercolano per la zona di Scordia (CT) per conto della quale investiva risorse illecite in attività imprenditoriali ed era dedito alla pratica estorsiva. Ancora prima, negli anni Novanta, alcuni collaboratori di giustizia, lo individuano come il cassiere dei Di Salvo, famiglia egemone, in quel periodo a Scordia, appartenente al clan siracusano dei Nardo.
Gli approfondimenti effettuati dagli specialisti del G.I.C.O. di Catania su delega di quest’Ufficio sono consistiti nella messa a sistema del vasto compendio indiziario a carico di BIANCOVISO tratto dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, dall’esame di documentazione bancaria e contabile, dalle evidenze di atti pubblici e scritture private e, da ultimo, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite nell’ambito dell’operazione “PIZZINI” eseguita dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Catania che portò, nel luglio 2018, all’esecuzione di 4 misure restrittive personali.
Gli accertamenti patrimoniali eseguiti dagli specialisti delle Fiamme Gialle etnee hanno permesso di tracciare analiticamente il profilo soggettivo di BIANCOVISO, di individuare le attività imprenditoriali a lui riconducibili nonché i beni patrimoniali acquisiti con risorse finanziarie di provenienza illecita. Nello specifico, spiccano i supermercati “il Coccodrillo” di Scordia, ritenuti essere locali dove BIANCOVISO incontrava altri esponenti mafiosi del clan Santapaola- Ercolano per discutere di affari ed estorsioni. Le due aziende, aventi la medesima denominazione, erano state intestate e formalmente acquisite da soggetti di fiducia, non rientranti nella cerchia familiare di BIANCOVISO, con precedenti per reati contro il patrimonio e privi delle risorse necessarie per poter sostenere l’investimento iniziale.
Al descritto profilo soggettivo del proposto corrisponde un’evidente “sproporzione”, per circa un milione di euro, delle attività economiche possedute da BIANCOVISO e dalla sua cerchia familiare rispetto ai redditi dagli stessi dichiarati al fisco.
Le indagini patrimoniali dei militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola” sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati in uso al Corpo, hanno dunque consentito di giungere al sequestro odierno di un patrimonio illecito per un valore di circa 3 milioni di euro. Quest’ultimo è costituito da 16 immobili (dei quali 7 fabbricati e 9 terreni situati nel territorio di Scordia), 10 titoli e rapporti finanziari, 2 autoveicoli nonché le seguenti 3 imprese:
- “azienda Eden” di Teresa FAGONE, con sede in Scordia (CT), esercente l’attività di “somministrazione di cibo e bevande”;
- “il coccodrillo s.r.l.”, con sede in Scordia (CT), esercente l’attività di “commercio al dettaglio di generi alimentari e prodotti per l’igiene della casa”;
- “il coccodrillo s.r.l.s.”, con sede in Scordia (CT), esercente l’attività di “minimercati e altri esercizi non specializzati di alimentari”.