95047.it La notizia è di quelle incoraggianti. In un meccanismo legato all’assegnazione dei beni confiscati alla mafia che resta contraddittorio e, probabilmente (anzi, certamente), da rivedere e ripensare nei modi e nei tempi di fruizione, un ulteriore granello di sabbia arriva a irrobustire il non certo solidissimo castello della lotta alla mafia. A Paternò, un terreno di quattro mila metri quadri che si trova oltre il sentiero tracciato dalle Salinelle – siamo in contrada Junco per l’esattezza – è stato consegnato all’Istituto professionale per l’agricoltura. Il fatto era nell’aria da tempo ed ora è divenuto ufficiale attraverso una delibera già emanata dalla giunta comunale. L’elenco dei beni confiscati alla criminalità organizzata e stilato dalla Prefettura è lungo e dettagliato. E si tratta di immobili che riconsegnati ai cittadini provano a riscattare il sopruso subito da altri cittadini.
Fin qui, tutto bello. Tutto perfetto. Non fa una grinza. Ma quello che si deve pretendere è che fatti di questa portata vengano alimentati dal far conoscere costantemente in che modo quei beni vengano impiegati. Perché se davvero “la mafia è una montagna di merda” occorre riuscire a far toccare con mano quel sapore inebriante di vita (e di sviluppo) che soppianta un luogo che rappresentava la morte stessa. Ed, in questo senso, toccherà anche alla stampa fare la propria parte.
Agli studenti ed agli insegnanti, la responsabilità di farci sentire un po’ più liberi di quanto non lo eravamo ieri. Per non sentirci dire: “Ma a che servono queste cose?”.