95047.it L’allarme lo hanno lanciato i due sindacalisti che da mesi si occupano della vicenda legata alla vertenza del call center Qè, Davide Foti (Slc Cgil) e Antonio D’Amico (Fistel Cisl). La situazione è dura. Nella loro lettera indirizzata al Prefetto di Catania, il grido d’allarme diventa impietoso. E, all’orizzonte, non si intravede purtroppo alcuna schiarita.
LA LETTERA AL PREFETTO. “Le scriventi organizzazioni sindacali con la presente richiedono un incontro urgente sulla delicata vertenza che affligge centinaia di lavoratori del call center Qè. Dopo la Sua grande disponibilità e competenza nell’ultimo mese di luglio 2016 con le proposte da Lei fatte e da tutti gli attori presenti al tavolo, accettate, si sono svolte nella sede del Comune di Paternò alla presenza del Sindaco due tavoli tecnici. Il primo con interlocutori aziende locali e rappresentanze sindacali; il secondo, solo imprenditoriale.
Dobbiamo, purtroppo, segnalarLe che buona parte delle aziende presenti alla prima sessione si sono defilate esperimento perplessità su un eventuale affitto di azienda e le rimanenti hanno espresso in maniera poco trasparente la volontà di prendere solo parte dei lavoratori con le proprie commesse di appartenenza. La situazione vertenziale ha la necessità di avere un cambio di passo poiché le lavoratrici e i lavoratori sono in credito da parte della Qè di tre mensilità. Come organizzazioni sindacali non abbiamo più avuto modo nè di incontrarci, nè di essere convocati dall’azienda lanciandoci, così, nella totale mancanza di informazioni e strategie. Continuiamo a pensare che la poca trasparenza da parte dell’azienda legata alla mancanza delle retribuzioni da erogare ai lavoratori, stia delineando la morte sociale di centinaia di famiglie nel territorio.
Proprio per questo le richiediamo di intervenire in merito al solo fine di scongiurare una emorragia occupazionale in un territorio già martoriato da mala politica e malaffare”.