95047.it La tratta metropolita che collega il capoluogo etneo (Catania) al resto dei comuni che compongono la fascia pedemontana, rischia seriamente di lasciare fuori Paternò. Anzi: la parola “rischia” è un eufemismo. Perché – a voler essere franchi – da quello che solo un decennio fa era il progetto iniziale, la città di Paternò, ad oggi, è già tagliata fuori. Non esiste più un progetto esecutivo e dunque nemmeno un possibile finanziamento. Della linea veloce per Catania, non se ne sa più nulla. E quello che più sconvolge è il silenzio che accompagna una situazione della quale pagheremo le conseguenze tra appena qualche anno. Nel frattempo, nessuna parola sulla questione. La classe dirigente paternese tace. La burocrazia, se possibile, fa pure peggio. In questo contesto manca un quadro d’insieme: un disegno strategico ma anche una metodologia d’attuazione. La politica non sprona la burocrazia e la burocrazia è in un ritardo inaccettabile verso quello che è il mondo globale.
Di certi temi sembra quasi che non si debba parlare. Vale anche per la stampa: o ci si occupa della quotidianità oppure certi fatti devono essere lasciati alle classi elette della politica. Un atteggiamento pienamente tangibile nella springfildiana Paternò. Probabilmente ha ragione il collega Salvo Fallica quando scrive sulle colonne de La Sicilia: “La giunta Mangano si avvicina già al terzo anno al potere e non è per nulla chiaro quale sia la sua strategia di politica economica sulle infrastrutture della futura linea metropolitana e sui temi dello sviluppo. Se la linea veloce si fermasse a Misterbianco, Paternò rimarrebbe isolata dalla modernizzazione dei servizi ferroviari. E’ possibile che il governo non comprenda l’importanza di questi temi? Non è con il silenzio di amministrazione e classe dirigente che si costruisce il futuro. Il tempo scorre e non si intravede l’uscita dal tunnel buio dell’assenza di progetti per far rinascere Paternò”.
Impossibile non essere d’accordo. Ed i recenti fatti cronaca, che hanno popolato anche le colonne del nostro quotidiano on line, non possono distoglierci da temi che per noi e le prossime generazioni di paternesi diverranno determinanti. E, del resto, non è mica un caso se da anni la città langue in una palude politica dove ogni dibattito si fissa sul livello più basso. E così non può più andare. Almenochè non decidiamo che la mediocrità debba essere la migliore dimensione possibile per la nostra città.
AGGIORNAMENTO. Sulla questione interviene il consigliere comunale Salvatore Fallica con una dichiarazione che pubblichiamo a margine del nostro pezzo:
“In merito all’articolo apparso oggi sulla testata online 95047, voglio precisare che sin dall’inizio di questa legislatura il sottoscritto ha impegnato i vertici della FCE ad interessarsi della tratta che conduce a Paternò, infatti per più volte sono stato il promotore di incontri tra i vertici, ing. Fiore e arch. Orlando , e il sindaco e il presidente del consiglio e la commissione. L’impegno dei vertici era quello di portare al più presto la variante della stazione di zona Ardizzone in consiglio comunale, ma le note vicende giudiziarie che hanno colpito la FCE e naturalmente il noto disinteresse dell’amministrazione di Paternò hanno lasciato cadere ne dimenticatoio tale cammino. Questo per precisare che non tutta la classe dirigente di Paternò si dimentica dei progetti per il territorio, non a caso mi sento continuamente con i vertici per aggiornamenti. Merito a voi, naturalmente per aver sollevato la questione”.
Non mi pare una novità questa che Paternò non sia interessata dai progetti della FCE. Comuni come Adrano, Biancavilla e Santa Maria di Licodia, hanno avuto le loro nuove stazioni interrate (rispettivamente 3, 2 e 2), per Paternò invece non si parla di nulla, che é il più grosso comune del comprensorio.
Su Paternò si é solo parlato, ma non si è fatto nulla. Si parlava ad esempio del bizzarro progetto di realizzare la stazione interrata nella zona di piazza della repubblica, cosa impossibile e che creerebbe solo disagi in caso di lavori. Tra l’altro solo una, quando in realtà Paternò, per la vastità del suo contado avrebbe bisogno di tre stazioni FCE, interrate, possibilmente una ubicata a Scalavecchia, un’altra ubicata dove sorge l’attuale storica stazione principale (che andrebbe poi demolita), e un’altra ancora all’Ardizzone.
Cosa gliene frega al sindaco, alla sua giunta e al consiglio comunale, di fare di Paternò una città moderna e funzionale? Una beata mazza!