PATERNO’: IN OSPEDALE PER AIUTARE LA MOGLIE, MA VIENE DENUNCIATO, IL RACCONTO DI UN CITTADINO CHE INVECE DI AIUTO TROVA UNA DENUNCIA

Capita a tutti di stare male, e di dover ricorrere al pronto soccorso, ma a volte quando ad avere bisogno sono le persone più vicine a noi diventa ancora peggio.

Ci si sente impotenti di fronte ai fatti, e ciò che accade diventa ancora peggio. Questo è quanto accaduto ad un Paternese di 38 anni la notte tra il 12 e 13 giugno al pronto soccorso dell’ospedale di Paternò, fatti che ci ha voluto raccontare personalmente e che trovano riscontro in tanti altri fatti simili accaduti in passato e di cui abbiamo dato notizia, ma purtroppo nulla è cambiato, anzi la situazione diventa sempre peggiore. In questo caso, non solo vengono calpestati i diritti di un cittadino, ma da danneggiato diventa danneggiatore.

Ecco cosa è successo:
“Intorno alle due di notte – ci racconta – mia moglie si è sentita male e con la macchina mi sono precipitato al pronto soccorso. Lascio mia moglie in auto ed entro al pronto soccorso, nel triage, chiamo più volte ma non arriva nessuno, dietro il vetro del triage, scorgo una dottoressa di turno, che sostava adiacente ad una porta chiusa, intenta a parla con un collega del più e del meno e quindi l’uomo mi precipito a bussare a quella porta.

Dopo ripetute bussate alla porta e chiamando ripetutamente la dottoressa, quest’ultima infastidita apre finalmente la porta. Chiedo aiuto, dicendo che mia moglie è in auto e che non riesce a respirare liberamente. La dottoressa con molta arroganza e menefreghismo, richiude con forza la porta dopo aver detto molto sgarbatamente di rivolgersi al triage (ma era vuoto da personale) e che lei stava lavorando.

In quel momento, e dopo la porta sbattuta in faccia, negandomi aiuto, preso dal panico e pensando ai problemi della moglie, alzo la voce e picchio forte su quella porta (a tal punto di far cadere un pannello) per farsi cercare soccorso.

Attirata dal trambusto, arriva una guardia giurata e chiede quale sia il problema. Allora spiego alla guardia che mia moglie è in auto con difficoltà respiratorie e che nessuno è presente in triage. La guardia giurata, prende una sedia a rotelle, l’avvicina all’auto, ma ancora nessun infermiere o dottore è presente in triage per capire la reale situazione sanitaria della donna.

Allora, accecato dalla preoccupazione, misto al nervosismo (dovuto alla strafottenza di medici ed infermieri), inizio ad urlare e ad inveire a pieni polmoni contro i primi infermieri apparsi, che erano più incuriositi dal pannello della porta caduto, che nel capire chi avesse bisogno di soccorso, ma senza mai toccali o sfiorarli con un dito”.

Dopo pochi minuti da quando gli infermieri prestavano soccorso alla donna, con il marito accanto che rispondeva alle loro domande per capire cosa fosse accaduto, entrano dentro al pronto soccorso 3 Carabinieri in divisa, prelevando il marito dalla stanza per portarlo all’esterno.

I 3 Carabinieri sono stati chiamati dallo stesso pronto soccorso, per denunciare penalmente il marito per interruzione di pubblico servizio. In pratica il marito chiedendo aiuto al pronto soccorso, ha interrotto il servizio del pronto soccorso, adibito a prestare soccorso. L’uomo è stato sottoposto a controlli, e a indagini preliminari con l’accusa di interruzione di pubblico servizio.

Da considerare che dall’arrivo dell’uomo al pronto soccorso, all’arrivo dei carabinieri (come si legge dal verbale), sono passati diversi minuti (un bel po’ di minuti) senza che la donna fosse stata visitata e senza assegnazione del codice (bianco, verde, giallo o rosso) che identifica i pazienti e stabilisce la loro priorità di ingresso in sala.

Questo è un fatto grave, che deve essere attenzionato dalla stessa Asp (necessaria una indagine interna per capire eventuali responsabilità), e soprattutto avere degli atteggiamenti che evitano in qualsiasi modo questo tipo di problemi, che portano i cittadini in momenti di instabilità dovuta a problemi di salute, a gesti estremi.

Sarebbe bastato controllare la donna in tempo, nel triage, per evitare spiacevoli episodi, e denunce che alla fine servono a poco. Rispetto per chi lavora, ma rispetto anche per chi accede ad una struttura sanitaria per soccorso.

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