PATERNÒ E I SUOI TESORI VISTI DA “LA REPUBBLICA”

Il più importante quotidiano d’Italia, La Repubblica, parla dei tesori di Paternò. Grazie ad un articolo sul suo sito on line, ed una galleria fotografica realizzati dal giornalista Paternese Salvo Fallica.

Ve lo proponiamo, citando naturalmente la fonte, perché di grande interesse per la nostra città.

La Sicilia è un universo che al suo interno contiene una molteplicità di mondi e di storie. Una storia che va riscoperta è quella di Paternò (città di 50 mila abitanti ai piedi dell’Etna), con i suoi 4 mila anni di storia “documentati” grazie ai ritrovamenti archeologici.

Pippo Virgillito, studioso di storia locale e componente della presidenza regionale di SiciliAntica, che ha analizzato anche questo argomento nel suo ultimo libro “Cavalcando le nuvole” (Il Convivio Editore), spiega: “Vi sono ritrovamenti archeologici che testimoniano la presenza umana nella Valle del Simeto sin dalla preistoria. Vi sono segni di insediamenti risalenti ad oltre 4 mila anni fa”. A dare profondità plurimillenaria a Paternò è dunque il suo trovarsi nel cuore dell’antica e fertile Valle del Simeto. Crogiolo di popoli e civiltà, fiorente sin dall’epoca greco-romana. Le immagini della Valle, che vedete nella fotogallery, mostrano come essa sia dominata dalla Collina storica di Paternò. La civiltà della Collina sorge su un vulcano preistorico spento. Il periodo di massimo splendore è stato quello normanno-svevo, con punte di eccellenza in alcune fasi dei 4 secoli successivi. Significativi i monumenti architettonici che vanno dal Medioevo al Rinascimento al tardo Barocco. In merito all’architettura normanno-sveva le punte di diamante sono il castello Normanno, una struttura che domina la Valle sottostante e la chiesa della Gancia, arricchita da un portale gotico trecentesco. All’interno della chiesa spiccano un soffitto ligneo a capriate del XVI secolo, ed un Crocifisso del tardo Cinquecento. Un libro di notevole valore sulla città etnea è stato scritto dallo studioso di storia ed arte siciliana, il palermitano Salvo Di Matteo, dal titolo “Paternò. La storia e la civiltà artistica”.
Non lontano dall’antica porta (del XII secolo) che dava accesso al borgo medievale si trova anche un significativo portale del Cinquecento, che era l’entrata di quello che un tempo era il palazzo dei Las Casas. Appena fuori le mura dell’epoca medievale vi è invece palazzo Moncada del 1625. I Moncada di Paternò esercitarono per secoli un grande potere a livello locale e sull’intero Regno di Sicilia. Sulla Collina è molto suggestiva anche la scalinata tardo settecentesca.

Nell’attuale centro storico, ai piedi della Collina, il vero simbolo religioso ed antropologico della città è la chiesa dedicata al culto di Santa Barbara, patrona della città. E’ in questa piazza che Ficarra e Picone hanno scelto di girare le famose scene del matrimonio de “La Matassa” per la presenza di tre chiese vicine. Di fronte alla chiesa di Santa Barbara vi è infatti la chiesa Madonna del Carmine ed alla sinistra vi è il Pantheon. Sulla via Monastero vi è una pregevole “Loggetta delle Benedettine” d’epoca settecentesca. Dal lontano passato al Novecento. Negli anni ’50 venne realizzata su uno spazio della Collina la nuova struttura del Santuario dedicato alla Madonna della Consolazione, fatta costruire dal finanziere Michelangelo Virgillito. Affacciandosi dai luoghi dove sorge il Santuario si scorge la suggestiva veduta della “Porta di Lentini”, altra porta della cinta muraria medievale rivolta verso Lentini. Non solo beni culturali diffusi in piccole vie cittadine ma anche natura e paesaggi. Dalla Collina vi è una delle più originali visioni dell’Etna, “a muntagna” la si ammira da una terrazza naturale.

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