95047.it Era attesa per ieri pomeriggio la sentenza d’appello legata all’uccisione di Marco Castro, il 25enne paternese arso vivo dal cugino Antonino Marino il 23 aprile del 2013. Marino è stato già condannato in primo grado a 30 anni di carcere. Il rinvio della sentenza è dovuto ad una motivazione tecnica. L’imputato ha, infatti, un nuovo legale: si tratta di Vittorio Lo Presti il quale essendo stato nominato da appena qualche giorno non ha ancora preso visione del faldone che concerne il caso.
UNA STORIA ATROCE. Marco Castro venne bruciato vivo dal cugino, Antonino Marino per l’appunto, senza alcun apparente motivo. Un alterco la sera prima e poi la “vendetta” consumata dal suo carnefice. I due vivevano nella stessa abitazione: Marino a pian terreno con la nonna, Marco al primo piano. Nel pomeriggio del 23 aprile Marino attese a casa l’arrivo del cugino, dopodiché gli svuotò addosso un bidone di benzina da dieci litri completando l’opera dandogli fuoco. Una scena straziante con Marco Castro che si accese come una torcia.
Il cuore di Marco cessò di battere alle 8.30 del 26 aprile a tre giorni dalla sciagura all’interno della sala rianimazione del Civico di Palermo dove era giunto in elisoccorso dal Cannizzaro di Catania.
Una vicenda che scosse una città intera. Un fatto impossibile da dimenticare: per l’atrocità dell’accaduto, per la fine ingiusta di un ragazzo voluto bene da tutti.