95047.it Il pittore paternese Angelo Platania torna ad esporre. Ma la notizia non è solo, o tanto, questa. Lo fa fino al prossimo 22 maggio all’interno dei locali della Galleria d’Arte Moderna di via Roma (tutti i pomeriggi): ma al di là di tutto questo, c’è anche e soprattutto la voglia di comunicare quanta necessità vi sia di riscoprire e lasciarsi coinvolgere in un mondo – quello dell’arte – che complici anche i tempi di profonda crisi economica (che appare ormai come una puntuale giustificazione a tutto) dalle nostre parti pare essersi eclissato senza appello.
“Sul fronte dell’arte a Paternò vi è, purtroppo, un silenzio assoluto: un limbo. Una oscurità che non porta nulla di buono. Io sono paternese, vivo qui, ma questo è un tasto dolente. L’interesse nei confronti dell’arte resta, ahimè, minimo da parte delle istituzioni ma anche da parte degli stessi addetti ai lavori. Ai ragazzi che vivono Paternò dico di farsi sentire”.
Il maestro Platania traccia una analisi lucida. Lui, che non si è mai fatto imporre niente: nemmeno dalla sua ispirazione: “Qui ci sono mie opere che vanno dall’81 al 2011: ho fatto un pò una cernita dei miei lavori. Ho anche molti anni di “silenzio” quando manca l’ispirazione è inutile forzare la mano. I miei studi all’Accademia hanno influito molto nella mia formazione. Ed i miei “amori”, chiamiamoli così, sono sempre stati Chagalle, Gauguin ma anche Van Gogh”.
Inevitabile, domandare al maestro Platania cosa andrebbe fatto per risvegliare il torpore dell’arte e della cultura paternese: “Cosa andrebbe fatto? Anzitutto deve svegliarsi per primo chi si ritiene artista. Non possiamo tenerci dentro quello che raccontiamo attraverso le nostre stesse opere.
L’arte è fondamentale per la vita stessa. Senza arte non c’è bellezza, non c’è gioia di vivere: e non parlo solo di pittura e scultura. Ma anche dell’arte di cucinare o del vestirsi: tutto si deve fare con arte altrimenti non ci si può migliorare.
Il messaggio che intendo lasciare con le mie opere è che c’è una bellezza, che c’è un colore che va oltre quello che siamo abituati a vedere ogni giorno. Io pensavo che l’arte fosse a disposizione solo di poche persone: ma, in effetti, l’arte incide nella vita di tutte le persone. Forse, senza che ce ne accorgiamo.
La cultura non fa mangiare? Noi continueremo sempre a pensare e fare cose belle. E’ questo che devono mettersi in testa i ragazzi. Alla fine, l’arte è anche riscatto sociale”.