Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato alla luce un caso di presunta frode ai danni dello Stato, in cui W.M., un dipendente pubblico in servizio dal 2013, avrebbe ottenuto benefici economici e agevolazioni attraverso certificati di invalidità e handicap falsificati o manipolati. L’uomo, infatti, aveva ottenuto nel 2018 il riconoscimento di “invalido civile al 100%” e di “portatore di handicap grave”. Tuttavia, una successiva revisione nel 2020 ha ridimensionato tale invalidità al 50%, ritenendo la sua condizione di salute meno grave.
Secondo gli inquirenti, W.M. avrebbe ottenuto il riconoscimento di un’invalidità più grave presentando certificati medici manipolati. Tra i cinque referti medici forniti per l’ottenimento dell’invalidità, tre risultano relativi a esami “mai effettuati” e due certificati appaiono “manomessi” per riportare una diagnosi aggravata delle sue condizioni di salute. I certificati avrebbero incluso diagnosi che ipotizzavano una progressione della patologia mai riscontrata realmente nei controlli sanitari.
Un altro elemento emerso dalle indagini riguarda il coinvolgimento del medico di base, raggirato da W.M. tramite false esenzioni di invalidità presenti nel “sistema Siss della Regione Lombardia” e un certificato rilasciato da uno specialista (che ha successivamente smentito di aver mai firmato tali documenti). Grazie a questa documentazione, il medico di base ha fornito al lavoratore i certificati che lui poi ha presentato tra il 2018 e gennaio 2021 all’istituto scolastico dove lavorava. I certificati riportavano una diagnosi di “terapia antalgica salvavita”, una dicitura che implica una malattia grave, come neoplasie, ipotizzando vari tipi di tumore, dal melanoma al linfoma fino all’osteosarcoma.
Lo stesso schema sarebbe stato ripetuto da W.M. anche per il periodo che va da gennaio 2021 a maggio 2023. I certificati medici parlavano ora di “radioterapia”, “osteosarcoma in accertamento” e “cardiopatia ipertensiva in OSAS”, tutte condizioni incluse nella casistica di “Patologia grave che richiede terapia salvavita”. Questa classificazione consente, per l’articolo 17 del contratto collettivo nazionale, il versamento della retribuzione piena. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che le malattie erano inventate, e che l’uomo continuava a percepire il salario completo pur non svolgendo alcuna attività lavorativa.
Nelle motivazioni della Corte dei Conti, emerge la gravità della condotta di W.M., giudicata come “illecita e connotata dal dolo”. La sentenza stabilisce anche un chiaro nesso causale tra i certificati falsificati e il danno economico subito dall’amministrazione pubblica, poiché la presentazione di tali documenti ha permesso all’uomo di percepire indebitamente il 100% della retribuzione senza alcuna prestazione lavorativa.
In conclusione, la Corte ha stabilito che questo esborso costituisce un danno per l’amministrazione, essendo stato erogato senza la presenza di reali presupposti richiesti dal contratto nazionale per la tutela dei lavoratori affetti da malattie invalidanti o bisognosi di cure continuative.