Leggere sms e chat sul cellulare della moglie o del marito è lecito

L’apertura del cellulare del proprio coniuge, per spiare tra gli sms e le chat di Whatsapp, allo scopo di cercare le tracce di un eventuale tradimento, è lecita se l’apparecchio è stato lasciato incustodito in casa: via libera, dunque alla possibilità per il marito o la moglie di procurarsi le prove dell’altrui infedeltà da portare al giudice nella causa di separazione e ottenere così la dichiarazione di addebito. È questa la sintesi di una sentenza emessa pochi giorni fa dal Tribunale di Roma .

Secondo il giudice romano, quando si tratta di marito e moglie, la privacy subisce un affievolimento proprio per via del fatto che la coppia coabita sotto lo stesso tetto ed è quindi naturale che gli oggetti, come il cellulare, siano esposti alla possibile condivisione, apertura o lettura, sebbene non espressamente autorizzata. Insomma, la convivenza determina una sorta di manifestazione tacita di consenso alla conoscenza sia dei dati che delle comunicazioni del coniuge, anche se di natura personale.

La sentenza – che peraltro contraddice apertamente numerose pronunce precedenti – potrebbe apparire allarmante per chi ha qualcosa da nascondere nei propri device: infatti, la scoperta “casuale” della relazione extraconiugale non solo non consente all’altro coniuge di rivendicare la violazione della propria privacy (violazione che, a ben vedere, costituisce normalmente un reato), ma fa sì che il messaggino o la chat su Whatsapp con l’amante possa essere portata in processo e utilizzata come prova nella causa di separazione. Chiara la finalità: una sentenza che addebiti la responsabilità della rottura del matrimonio a carico del coniuge fedifrago.

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