95047.it Ammetto, e lo dico con profondo rammarico, di non essermene accorto prima. “Ma lei non dice niente sull’imbrattatura della Scalinata?”, mi fulmina ieri all’imbocco dei “4 Canti” uno dei nostri lettori, mentre evita un suv che si era appena impadronito di tutta via Vittorio Emanuele. “Mi aspettavo di trovare la notizia su 95047.it…la dica qualcosa”. Ebbene, qualcosa questa mattina in una domenica che rappresenta sempre un motivo di speranza, occorre dirla per forza. Se non altro perchè andando a verificare di persona, arriva la conferma che l’ennesimo schiaffo a noi stessi ce lo siamo dati senza farci più manco il callo dell’indignazione. Tutto scorre perchè, in fondo ci siamo abituati. Perchè è divenuto assioma: la Scalinata, prima o dopo, viene imbrattata così come tutto quello che perimetra la Collina Storica. A questo siamo.
Ed in cima, alla Scalinata (lo ammirate in foto in tutta la sua bruttura) è comparso questo obbrobrio: uno scempio, offesa all’intelligenza per la deficienza in sé dello scarabocchio, nelle scritte e nella volgarità. Personalmente, di derubricare tutto a “ragazzata” sono stufo da un bel pezzo. Ma buona parte della questione sta in quel nostro sopracciglio che non si alza più. Che resta fermo: segno che non abbiamo più voglia di indignarci. In fondo, abbiamo accettato di restare dietro la tastiera di un computer e pigiare sulle otto lettere magiche: viene fuori “VERGOGNA” (rigorosamente a stampatello) e la nostra coscienza si è di colpo pulita. E’ questo l’orrore. Tanto quanto quella scritta. Quella bruttura che umilia una volta ancora la nostra storia e il nostro desiderio di fare ancora qualcosa per questa sonnolenta città.
E, allora, le bestie sono tornate. Certo. Imbrattano, sporcano, bestemmiamo e imprecano dando il loro senso al vuoto che domina il territorio. In tutto questo, ci vorrebbero amministratori e burocrati che dessero un segnale finalmente forte, autoritario e deciso visto che la Collina ce la ritroveremo come ripugnante ed ipocrita argomento della imminente campagna elettorale così come avviene da un cinquantennio a questa parte. Così come ci vorrebbero cittadini pronti alla rivolta per difendere da chi continua a macchiare di lordura le uniche bellezze che ci sono rimaste. Ma è ovvio, come questa limpida domenica di speranza, che nulla di tutto ciò accadrà. Il problema resterà sino all’ultimo quello della Processione del Venerdì Santo che dovrà passare da lì. E caso chiuso.
Alla fine di tutto, restiamo qui ad accontentarci di scorrere veloce il catalogo sempre aggiornato dello sfacelo quotidiano e troviamo anche il modo di sorridere e trovare sollievo nel sapere che non c’è il nostro nome nell’almanacco dei caduti. Così possiamo continuare a scrivere “VERGOGNA”. Ma è una soddisfazione da nulla. Una presunzione da sopravvissuti. Il filo del non-ritorno col quale continuiamo a tessere le nostre giornate con quel sopracciglio che continua a restare immobile. Tranne che davanti a un selfie da pubblicare dove quel sopracciglio si inarcherà sino a sfiorare il quinto piano di qualche palazzo. A queste condizioni, siamo tutti per il “bene della città”.
Buongiorno a tutti voi e scusate se rispondo solamente adesso (il sito dovrebbe adottare un sistema di avviso automatico tramite email, come accade nella maggior parte dei forum).
Inizio subito e con piacere a rispondere alle sue domande e critiche, sig. Michele.
No, non si sbaglia: ho frequentato una delle due scuole superiori da lei menzionate e, aggiungo, ho conseguito una laurea quadriennale in una facoltà umanistica. Facile capirlo, vero? Nessuna di quelle “bestie” ignoranti e inutili alla società – in verità arrecano più danno che altro – potrebbe scrivere in una maniera così corretta e ordinata (ma non forbita, potrei fare di meglio). Lei però ha colto solamente il lato superficiale del mio precedente commento, non provando in alcun modo a dargli un respiro più ampio. Ma andiamo con ordine.
Si sente allarmato e disgustato? Da cosa scusi? Dove ho scritto qualcosa di falso? Pensa davvero che siamo tutti uguali? Pensa veramente che non servano regole ferree e imparziali per dare ordine a una città e alla società intera? E come pensa di fare ordine, se non “pulisce” prima il luogo in cui vive? A meno che lei faccia ordine a casa sua lasciando oggetti rotti o arrugginiti in ogni dove – e sappiamo benissimo quanto tali “oggetti” possano essere un pericolo costante per l’incolumità dei suoi abitanti –.
Sì, esatto: la mia è una «ricetta da guerra» atta a risvegliare le coscienze delle persone perbene, quelle vere. Siamo letteralmente invasi da rifiuti umani (sig. Manlio, eliminando questa tipologia di rifiuti, eliminerà anche quella cui lei si riferisce) e non mi riferisco solamente ai ragazzini che imbrattano i muri per noia e stupidità: anche io, come lei, prendo di mira la classe politica e religiosa che ci governa (difatti ho auspicato un «cambiamento radicale»), perché sono loro la prima causa di tutto ciò; a causa della loro inefficienza, indifferenza, corruzione e quant’altro, noi viviamo come viviamo. Scuole, ospedali, chiese, strutture ricreative versano in malo modo e avrebbero bisogno di nuove figure che mettano in atto nuove idee.
Mi dica: dove ho scritto che i poveri debbano essere emarginati? Ho forse scritto che la differenza di classe si basa sul censo? Rileggiamo insieme: «questa differenza intrinseca data dal buon senso, dall’educazione, dalla cultura, dai vari talenti e virtù e così via.» Ho forse scritto che le persone semplici e umili non abbiano tutto il diritto di vivere in pace in mezzo a noi comuni mortali? Lei ha colto differenze che io non ho assolutamente fatto.
Io mi riferivo ai poveri di spirito, inteso come animo buono. Non come cultura, denaro ecc. Le periferie devono essere dedicate a quelle persone che non rispettano le regole nel loro insieme, che arrecano grave danno alla società e ai suoi componenti (un campo di sterminio sarebbe altrettanto auspicabile).
Ha letto di quel rumeno che ha fatto a pezzi la madre e la sorellastra, con una freddezza inaudita, perché non voleva andar via di casa? Lei propone di inserirlo in qualche programma di recupero? Lei sa cosa si prova a subire un furto o una rapina? Lei è soddisfatto dal non poter uscire fuori di casa la sera tardi per paura di essere assalito o, nel caso delle donne, violentato?
Ecco a cosa mi riferivo quando parlavo di filtri e depuratore – o a un “grande tritacarne” come lei lo chiama –. Per quanto riguarda i reati minori, mi sembra naturale provare a correggere questi ragazzini maleducati con adeguate strutture (la scuola in primo luogo) e metodi consoni alla loro indole.
Mi definisce un «volgare fascista». Io potrei definirla “ottuso perbenista comunista”, ma non lo farò. A me piace prendere il meglio sia dal fascismo che dal comunismo. E vorrei ricordarle come nel periodo fascista, la mafia fosse veramente messa alle corde e l’ordine regnava sovrano (chieda ai suoi nonni di quando lasciavano le porte d’ingresso senza chiuderle a chiave).
«Considera la melma, un tipo di uomo predestinato ad essere melma, nato diciamo con la testa rotta e il dna cafone.»
Se il punto di partenza, cioè la famiglia, è formata da componenti con «la testa rotta e il dna cafone», il destino di quella persona è già segnato. A meno che non si intervenga in tempo. E se la scuola non basta, come accade il più delle volte, occorrono altri metodi. Ma non vorrei dirne qualcuno in questa sede, per non scandalizzarla ulteriormente.
La mia posizione è dunque «il sintomo un’ignoranza ancora più profonda, sozza e pericolosa»?
E mi dica: cos’è che mi sfugge? Cosa sto ignorando? Sto forse travisando la realtà dei fatti? Trova più pericoloso il mio pensiero di cambiamento o il dilagare del cancro che ci divora? Suggerisca lei qualche soluzione concreta e altrettanto efficace.
Guardi che io sono il primo a sostenere la libertà individuale, ma questo non significa che sostengo l’anarchia. Lei trova “umane” persone che uccidono o rubano nel pubblico e nel privato? Io no. La mia umanità è rivolta ai bisognosi, a chi mostra dignità e decoro, senso di sacrificio e altruismo, a chi insomma riesce a stare al suo posto in maniera esemplare. Il vero quieto vivere si ottiene in questo modo.
Non credo dunque ci sia alcuna «macchia nera» nella mia visione della realtà. Mi corregga ancora, se sbaglio.
Cordiali saluti.
Un tecnico del depuratore.
Ps. Sono d’accordo con lei: questo giornale dovrebbe smetterla di usare termini quali “porci” o “bestie” in senso dispregiativo, poiché gli animali meritano maggior rispetto e considerazione.
E’ proprio vero: il problema di Palermo è il traffico. Quello di Paternò, i carusi infelici o annoiati che imbrattano i muri. Federico: come risolveresti il problema di Palermo, visto che hai già una soluzione per Paternò? Un tuo nuovo concittadino
Ecco, adesso chi ha commesso il fatto è ben lieto di vedere l’articolo pubblicato che li ripaga gioiosamente. Non è forse meglio ignorarli che incitarli involontariamente a commetterne altri? O voglimo creare dei nuovi eroi?
Gentile Federico, a giudicare da ciò che scrive ha frequentato o frequenta il Liceo Classico o lo Scientifico. Mi sbaglio?
Tra i diversi commenti pubblicati su questa testata il suo mi allarma e mi disgusta alla pari di pochi altri. Lei utilizza il “buon senso”, la sua buona preparazione borghese, fornendo alla società una ricetta da guerra. I poveri ancora più emerginati: “gli si dedichi una periferia lontana oppure li si filtri, non importa come”. Seguendo le sue argomentazioni si potrebbe domandare all’amministrazione pubblica di costruire un grande tritacarne per maciullare questa melma per poi dare il pastone ai porci. Mi sbaglio? Lei si appella alla classe col piglio del fascista più volgare. Considera la melma, un tipo di uomo predestinato ad essere melma, nato diciamo con la testa rotta e il dna cafone. Lei non si rende conto che questa sua posizione, forbita a suo modo, e schematica, persino dotta nelle citazioni, è in realtà il sintomo di un’ignoranza ancora più profonda, sozza e pericolosa. Lei, che ha avuto modo di studiare non ha fatto della cultura un’occasione di emancipazione, di libertà o di umanità, ma lo strumento affilato di un privilegio mortifero e sanguinolento. Un’orribile macchia nera acceca i suoi occhi malconci.
Non è la prima volta che queste giornale si affida ad aggettivi, quali “bestie” o “porci” per stigmatizzare dei comportamenti che rompono quella placenta di falso quieto vivere che si vorrebbe esistesse in una città come Paternò. Mi auguro che il Dottor Distefano come lei stesso, si sia soffermato sull’immagine che pubblica che altro non è che l’evidente manifestazione di un ragazzino dalle idee confuse che unisce in un’unica rappresentazione la svastica nazista e il simbolo della pace. Che comunica con un dito medio, l’immagine di uno spinello, e un forte e chiaro “Suca”, tutto ciò che anima la sua mente instupidita da una società che non c’è. Qui non si tratta, appunto, di derubricare la faccenda a “ragazzata”, ma per questo stesso fatto non si può, allo stesso momento, emettere giudizio senza appello. I responsabili ci sono, sono evidenti e godono delle attenzioni formali di tutta la gente “per bene” di questa città. Quante interviste a “giovani bestie” è possibile leggere su 95047.it? Quanti disperati hanno voce? E viceversa quante dichiarazioni di sindaci, assessori, consiglieri? Quante Pro Loco abbiamo sentito infettare la città con idee di una cultura di cera e crocifissi? E quante persone semplici hanno potuto dire cos’è per loro la bellezza? La classe politica e borghese che immiserisce un paese, gli toglie gli ospedali, distrugge la scuola, nega l’aggregazione, affareggia con e come la mafia, sperpera denaro, trucca gli appalti, promuove le guerre, annega colpevolmente intere famiglie in mare, raccomanda imbecilli e sistema coglioni e che infine sancisce l’ipocrisia perbenista come unico metro di buon vivere, è l’unica classe che va lottata e battuta, a Paternò come nel resto del mondo.
Saluti,
uno della melma, serie Z.
Vigilare non basta. Occorre cambiare radicalmente. E non mi riferisco solamente al sistema giudiziario: la società intera, così come è strutturata oggigiorno nel mondo, non va affatto bene (e quotidianamente ne abbiamo le prove, purtroppo). Gli uomini non sono tutti uguali, la verità è che esistono persone di serie A, persone di serie B e “persone” di serie C (ogni classe divisa a sua volta in 1, 2 e 3 – adoro gli schemi, perdonatemi –): il disagio del vivere insieme scaturisce proprio da questa differenza intrinseca data dal buon senso, dall’educazione, dalla cultura, dai vari talenti e virtù e così via. Il simile conosce il simile, sosteneva Empedocle, e l’unica soluzione per vivere bene è vivere separati dalla “melma” che ci circonda. Volete bere acqua pura e non essere assaliti da conati di vomito quando mettete il piede fuori dalla porta? Usate un depuratore capace di filtrare le differenze di classe e agite di conseguenza senza alcuna remora per il bene di “tutti” noi. In caso contrario, le vostre lamentele continueranno a essere sterili e patetiche.
Riassumendo: o create dei luoghi dove confinare la massa di imbecilli e disgraziati che vivono in mezzo a noi (tipo piccole città in estrema periferia), oppure li eliminate in campi di sterminio e risparmiate denaro pubblico.
A voi la scelta di come vivere in futuro.
Secondo me occorrerebbe soltanto che una pattuglia di vigilantes facesse ogni giorno il giro della città’, controllando i siti maggiormente vulnerabili, come la scalinata. Inutile stupirsi che accadono queste cose, occorre vigilare sempre.