95047.it. Il clan Scalisi avrebbe rapporti con i capi della mafia di Paternò. E’ Antonio Salvago, dirigente della Squadra Mobile di Catania, ad aver rivelato questo aspetto dell’inchiesta “Time Out” che la scorsa settimana ha asserato i vertici della cupola di Adrano. Insomma i referenti dei Laudani avrebbero creato una rete di contatti utili agli affari illeciti e alle estorsioni. Una “amicizia fraterna” – come scrive il Gip Pezzino nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere – forse anche per evitare che i vicini della cosca Morabito-Rapisarda potessero avere in mente piani di espansione nella vicina Adrano.
Le intercettazioni blindano questa connivenza mafiosa di interessi criminali tra Adrano e Paternò. Una pax mafiosa di vecchia data, che sarebbe emersa anche nelle indagini che portarono al famoso blitz Terra Bruciata che squarciò la potenza criminale degli Scalisi. “I presidei tecnici – si legge nell’ordinanza – fanno emergenze che il gruppo retto da Giuseppe Scarvaglieri condivide con noti soggetti pregiudicati operanti nel vicino comune di Paternò tra cui Salvatore Rapisarda e Vincenzo Morabito interessi illeciti”. Il Giudice Loredana Pezzino è più precisa e scrive che “come emerge da pregresse attività d’indagine (Terra Bruciata, appunto) Rapisarda e Morabito risultano legati da fraterna amicizia con Giuseppe Scarvaglieri”.
Un legame amicale che non si sarebbe interrotto nonostante la galera sia per Scarvaglieri che per i boss di Paternò. Anzi. “I rapporti – scrive il Gip – continuano a esistere nonostante Salvatore Rapisarda si trovi ristretto in carcere, tanto che i vari componenti dell’organizzazione criminale (gli Scalisi), in modo specifico l’attuale responsabile Gaetano Di Marco” si reca a Paternò proprio per “discutere di problematiche” relative agli affari del clan.
Un appuntamento a Paternò viene pianificato anche dopo un blitz. In un’intercettazione ambientale del 19 novembre del 2013 Gaetano Di Marco si lamenta che “già tutta la gente ha saputo degli arresti di ieri”. Ferma l’auto nei pressi di un autolavaggio, il titolare Massimo si rivolge al capo e dice: “Accompagna a quello e scendi con me… ora io sto scendendo io là (a Paternò)…”. All’ombra del Castello Normanno si sarebbero decise le mosse da mettere in campo dopo il colpo inferto dalla giustizia.