L’ALTRA FACCIA DEL NATALE A PATERNÒ: UOMO SENZA TETTO DORME A TERRA SFIDANDO IL GELO VICINO ALLA VILLA

Alle prime luci dell’alba di questa mattina, intorno alle 5:30, una scena drammatica si è palesata davanti agli occhi di un passante nei pressi del cancello della Villa Moncada.

La temperatura segnava appena 6 gradi, e un uomo giaceva a terra, nascosto sotto un cumulo di coperte consunte, accanto a un paio di scarpe bianche ordinatamente posizionate.

Il passante, intento a fotografare lo striscione ancora appeso che promuoveva un’edizione passata della Fiera di Settembre, è rimasto colpito dalla vista del cumulo di coperte. Solo un attimo dopo ha realizzato che sotto quegli stracci si celava una sagoma umana.

Il brivido provato di fronte a una realtà così cruda ha lasciato spazio a una profonda riflessione.

In questi giorni di festa, in cui molti celebrano il Natale al caldo delle proprie case, con tavole imbandite e coperte soffici, la presenza di un uomo costretto a dormire per strada, avvolto in stracci, mette in discussione il senso di solidarietà della nostra società.

“Abbiamo festeggiato e ci siamo ingrassati con il nostro religioso Natale. Ci apprestiamo a fare il bis con l’imminente Capodanno, al caldo dei termosifoni e con decine di specialità culinarie. Ma non ci vergogniamo un po’?”, si chiede retoricamente il testimone, evidenziando il contrasto tra il benessere di molti e la disperazione di pochi.

A questo si aggiunge un problema che non possiamo ignorare: la diffidenza e la paura che ancora troppo spesso dominano nei confronti di chi è diverso o in difficoltà. Non tutti gli extracomunitari, così come non tutti noi paternesi, sono cattivi. Generalizzare è un errore che alimenta pregiudizi e ostacola l’aiuto reciproco, che dovrebbe invece essere il fondamento di una comunità unita.

Il luogo dell’avvistamento, accanto al chiosco Asero, è diventato simbolo di una realtà che spesso ignoriamo: quella di chi vive senza un tetto, invisibile agli occhi di una società impegnata nei festeggiamenti. Un monito, forse, a non dimenticare chi, anche in queste giornate di festa, lotta semplicemente per sopravvivere.