95047.it Dopo la “sfuriata” partita nella sera del 7 gennaio scorso, le Salinelle di Paternò sembrano attraversare una fase di stanca. Le abitazioni e i residenti di via Salso restano in allerta: ma la fase eruttiva sembra essersi arrestata. O almeno così è da qualche giorno. Solo qualche sbuffata ogni tanto, anche dalle bocche che si trovano all’interno del perimetro recintato, e nulla più: si tratta perlopiù di una attività di degassazione con qualche sporadica manifestazione di espulsione di acqua più che di fango.
Da secoli, il risveglio delle Salinelle ed il suo successivo arresto è messo in correlazione con una poi imminente eruzione dell’Etna. Un dibattito che pare essersi risolto solo da qualche anno con la certificazione scientifica che in effetti i due fenomeno sono in stretta correlazione.
Intanto, da giorni si parla di una risalita del magma ed anche il fatto che due notti fa vi sia stata una fuoriuscita di cenere dal versante di nord-est
qualche prova sembrerebbero averla fornita. Tuttavia, non vi è assolutamente nulla di prevedibile.
“In effetti, è davvero difficile poterlo prevedere – spiega a 95047.it uno dei massimi esperti del vulcano e delle sue evoluzioni Boris Behncke -: la “montagna” ci fa credere una cosa per poi farne un’altra. In passato è anche accaduto che dall’attività delle Salinelle di Paternò all’eruzione dell’Etna passassero mesi, per cui è davvero difficile dire cosa stia accadendo. Di certo, il magma al momento non sta trovando alcuno sbocco ed assistiamo solo a qualche piccolo episodio degno di rilievo”.
Nel frattempo, il monitoraggio delle Salinelle prosegue. Il fenomeno di vulcanismo secondario che non ha eguali va, infatti, seguito passo dopo passo: non solo per motivi scientifici ma anche per i risvolti di ordine pubblico legati alla presenza delle abitazioni fatte sorgere proprio nel bel mezzo di un’area dove la natura ha sempre fatto sentire forte la propria presenza e attività.