95047.it Penso che in ogni paese della Sicilia, grande o piccolo, ci sia stata una giovane donna, povera ma bella, una malena dalla provocante sensualità, che abbia fatto girare la testa a tanti uomini. Ed è, appunto, intorno a questo personaggio che ruota uno dei quattro racconti di Giacomo Tamburino (clinico medico e scrittore) intitolato I gioielli di don Calò e altri racconti gialli. Si tratta di un caso di omicidio avvenuto a Paternò quando, l’undici settembre 1956, una procace signora, Pietrina Cirincione, fu trovata morta nella sua abitazione, al primo piano di una palazzina, sita nella centralissima via Monastero. Sono fatti (o meglio fattacci, come avrebbe detto Vincenzo Cerami) che, dopo l’evolversi pacato dell’intreccio, hanno un tragico epilogo.
C’è la descrizione della vita che si svolge, in provincia, nell’immediato dopoguerra in Sicilia e precisamente nella cittadina di Paternò, dove un facoltoso possidente, don Calò Minardi, separato dalla moglie, avvia una relazione (dapprima velata, poi sempre più manifesta) con una giovane popolana. Una relazione che non viene accettata da donna Filippina, una governante della famiglia che svolgeva le faccende di casa e accudiva don Calò come un figlio. D’altra parte la bella Pietrina aveva abbandonato, dopo un breve e fugace amplesso, consumato di nascosto nel sottoscala del campanile della Chiesa del Monastero, il suo squattrinato spasimante Turi Mangiafico destinato a diventare, a causa di un’azione di contrabbando di frumento, uno spietato fuorilegge.
Non riveliamo altri aspetti e sviluppi, più inquietanti, della vicenda per evitare la sorpresa del finale in un racconto che, nel sottotitolo, si presenta come un giallo. Ci incuriosisce, invece, sottolineare un piccolo e crepuscolare spaccato della vita di paese con la descrizione del gioielleria, in cui il ricco e maturo signore compra i preziosi regali per la provocante amante, e il contesto storico che fa da sfondo alla vicenda con il movimento separatista, a cui parteciparono tanti latifondisti come il nobile Francesco Paternò Castello di Carcaci. Il racconto richiede una ulteriore indagine storico-archivistica per poter stabilire se sotto gli avvenimenti narrati si nasconde, in qualche modo, un fatto realmente avvenuto, se a dei nomi immaginari corrispondono delle persone reali.
Ma tutto questo è irrilevante, quando spesso la realtà supera la fantasia e la letteratura si mescola con la vita reale, in un intreccio di sentimenti e situazioni che affascinano il lettore o l’ascoltatore curioso delle ultime novità del paese, che è poi il microcosmo di un mondo più grande. Un grazie ad Alfio Ciccia che, memore, dei nostri comuni interessi come autori di opere di narrativa, mi ha fatto conoscere questa singolare e per certi, versi, storia pirandelliana.
Giacomo Tamburino, I gioielli di Don Calò e altri racconti, Giuseppe Maimone Editore, Catania 2013