95047.it Il mestiere di giornalista è così o, almeno, così dovrebbe essere. Opera e vive nella trincea quotidiana della cronaca, di storie da portare alla conoscenza di tutti, dell’approfondimento. Perché il mestiere di giornalista è così o, almeno, così dovrebbe essere. Poggiato sul confine complicato della perizia e della rettitudine che i pescatori di lealtà dovrebbero fare in modo di arpionare. Paternò la sua fucina di giornalisti con la G stampata a caratteri cubitali l’ha avuta. E nella giornata di ieri, il Lions Club di Paternò ha fatto riaffiorare – riuscendoci in pieno forse anche in modo inconsapevole – lo stupore che prende chi tenta questo lavoraccio. Ma la facciamo breve. Ieri tra l’Istituto economico “Gioacchino Russo” e la Biblioteca comunale, due incontri con il giornalista ed inviato de La Gazzetta dello Sport, Stefano Arcobelli. Una giornata intensa. Volata via tra il confronto appassionato con i ragazzi e quello più istituzionale (ma non certo meno coinvolgente), aperto al pubblico, nel pomeriggio. La sintesi di tutto è che il giornalismo è ancora vivo.
Stefano Arcobelli a Paternò si è fatto le ossa. Una palestra che lo ha formato e da dove ha compiuto il grande salto. Lui, è uno umile. Mai fuori le righe: ma, attenzione, efficace nella parola e nella schiettezza come nemmeno il miglior cronista di denuncia. Del resto, non sarebbe lì dov’è. Con nove Olimpiadi alle spalle (e la decima in arrivo), una miriade di campionati del mondo di nuoto e miliardi di articoli sui campioni del nuoto e non solo. Un archivio sportivo mondiale come quasi nessuno. Un riferimento assoluto per lo sport di tutta Italia e non solo.
L’intuizione del presidente Sebastiano Garifoli ha, senza alcun dubbio, colto pienamente nel segno. Assieme alla collega Mary Sottile, ieri mattina, “interrogando” il buon Stefano abbiamo rivisto in molti degli studenti presenti all’aula magna del “G. Russo”, la scintilla che accende. La curiosità e la voglia di sapere come si diventa grandi. “E grandi si diventa costruendo giorno dopo giorno”, ha spiegato ai ragazzi un Arcobelli pronto a svelare ogni dettaglio. Ogni frammento del suo percorso. A fare capolino anche uno che l’Olimpiade l’ha vissuta sul campo come il velocista Alessandro Cavallaro. E con noi c’è anche un altro collega: quell’Alfio Cartalemi che con passione e lealtà ha sempre trasmesso i suoi insegnamenti ed il suo bagaglio di storia e conoscenza ad ogni singolo cronista paternese.
Poi, il pomeriggio. Alla Biblioteca l’investitura del premio “Giò Battista Nicolosi”. Altro momento di confronto e di coinvolgimento. Lui che, tanto per dire, la Pellegrini l’ha praticamente “scoperta” a 12 anni prima che diventasse “La” Pellegrini ribadisce un concetto da tatuare sulla pelle di ogni cronista: “Il valore di un giornalista è lo stesso ad ogni livello. L’unica regola che devi darti è che devi farlo bene: non importa se racconti l’ambito locale o lo fai da inviato della Gazzetta. Questo è ancora un mestiere affascinante: ma devi crederci. Se ho ancora un tassello da aggiungere alla mia carriera? Forse un libro. Per ora, non ho molto tempo ma lo scriverò. E, magari, sarà proprio su Paternò”.
Quelle di Stefano sono parole che restano. Crocevia dei pensieri e delle emozioni di tanti, inesauribile calligrafia di un cammino. Sì: il giornalismo, nonostante tutto, è ancora vivo.
Grazie per le belle parole, ho condiviso con te e Mary una giornata di emozioni. Mi avete sorretto in modo formidabile. Non smettete di informare con la solita passione. Buona continuazione