95047.it Prima o dopo, anche a Paternò toccherà interrogarsi sul da farsi. Città Metropolitana o Libero Consorzio. Che vuole fare Paternò. A Catania, si sono aggiunti anche Gela, Niscemi e Piazza Armerina. Di seguito il resoconto delle ultime ore, ma la domanda resta: “Che vuole fare Paternò?”.
I FATTI DELLE ULTIME ORE. “La Città Metropolitana di Catania cresce in numeri e in qualità, con grandi opportunità per il futuro. Anche comuni fuori dalla nostra provincia voglio aderire e il nostro territorio può competere sempre meglio. Sono felice che Gela, Niscemi e Piazza Armerina vogliano aderire e lavorare tutti insieme per il nostro territorio”. É quanto ha affermato il sindaco di Catania Enzo Bianco, oggi a Palazzo degli Elefanti con i sindaci di Gela Domenico Messinese e Piazza Armerina Filippo Miroddi oltre ai rappresenti dei comitati promotori il referedum di adesione alla città metropolitana catanese dei tre comuni. Dopo i referendum e le delibere di giunta, infatti, in attesa della definitiva ratifica dei rispettivi consigli comunali, i comuni di Gela e Niscemi del nisseno e Piazza Armerina dell’ennese vanno verso l’adesione.
“Stiamo lavorando per i nostri territori senza differenze di colore politico – ha detto il sindaco Bianco -. Il 50 per cento del prodotto interno lordo dell’Italia viene prodotto nelle 14 città metropolitane del Pase e circa l’80 per cento della capacità di innovazione e ricerca del sistema produttivo italiano è legato a queste grandi aere urbane dove si gioca il futuro dell’Italia. Per questo, quando ero presidente dell’Anci, chiesi di inserire nella Costituzione tra i soggetti che costituiscono la Repubblica anche le città metropolitane.E in tutti questi anni mi sono battuto per questo obiettivo nelle diverse responsabilità istituzionali che ho avuto. Le grandi città italiane sono locomotive di sviluppo ed era bene che nascessero. Adesso partono anche in Sicilia ed il ritardo accumulato lo dobbiamo subito recuperare”.
“La Città metropolitana di Catania, che coincide con la vecchia provincia, oggi, così com’è, è la settima area del Paese – ha continuato Bianco – . Superiamo perfino Genova e Bologna. A seguito della volontà popolare, che in democrazia conta più di qualisiasi altra cosa, con l’adesione di queste tre cittadine aumentiamo di quasi 130 mila abitanti con realtà molto importanti e diversificate: Gela dal punto di vista industriale, Niscemi da quello agricolo e Piazza Armerina da quello turistico. Cuori pulsanti dell’economia dell’isola. Ci attesteremo come grandezza a Palermo e Bari, al quinto posto in Italia. La Città metropolitana avrà il vantaggio di avere attribuzioni superiori a quelle dei consorzi dei comuni. Non scompariranno né verranno soppressi nessuna struttura comunale ma avremo la possibilità di meglio articolare tutte le varie realtà come ci consente la legge. E quindi si prevederà un’autonomia particolare ai comuni di ognuna di queste zone. Uniti, anche con le altre aree del Distretto SudEst della Sicilia, per fare squadra insieme, per contare di più a Palermo, a Roma e perfino a Bruxelles dove, come capodelegazione del Comitato delle Regioni, potrò rappresentare un’area così vasta e importante. E proprio per dare più forza alla nostra terra auspico che, oltre ai comuni che già si sono espressi, aderisca al Distretto Sud Est tutto il territorio ennese per uno sviluppo ancora maggiore e per competere al meglio”.
É noto come a Gela non si siano mai sentiti nisseni, infatti per i suoi abitanti non é mai stato facile sopportare il fatto di essere provincia di una città, dalla quale non solo non si sentono legati, ma é anche demograficamente meno cospicua di loro, perché come sappiamo Caltanissetta é capoluogo di provincia ma Gela é il più popoloso dei comuni della provincia. Discorso medesimo vale pure per Piazza Armerina, tra le più antiche sedi arcivescovili siciliane, ma forzatamente inserita a quella creazione artificiosa fascista quale fu la provincia di Enna, costituita nel 1926. Niscemi invece é sempre stata maggiormente legata al Calatino. Quindi, per gelesi, piazzesi e niscemesi, piuttosto che continuare a far parte delle province di Caltanissetta ed Enna, é preferibile aggregarsi alla Città Metropolitana di Catania.
Comunque, da questa notizia si evince come evidentemente la riforma regionale di Crocetta su città metropolitane e liberi consorzi di comuni sia stata accantonata e soppiantata dalla legge nazionale Delrio, che fa corrispondere (erroneamente) le città metropolitane ai territori delle province di cui le città interessate sono stati capoluoghi.
Questo significa che in base alla Delrio la Città Metropolitana di Catania comprenderà tutti i comuni della ex Provincia Regionale di Catania più questi tre comuni che non ne facevano parte e che si sono aggiunti. Per cui anche se ad Acireale il consiglio comunale nel 2013 votò unanimemente contro l’adesione alla città metropolitana catanese, detto comune ne farà comunque parte. Detto in parole povere, la legge Delrio (o legge “delirio”) é una schifezza non meno di quella fatta qui da noi a livello regionale.
La Città Metropolitana di Catania non corrisponde affatto alla ex provincia, in realtà comprende la sola area catanese che comprende la stessa Catania e i suoi comuni satellite del versante centrale meridionale dell’Etna, che va da Misterbianco fino ad Acicastello. Quindi in realtà sarebbe ben più ristretta come area: la ex Provincia Regionale di Catania era tra le più eterogenee tra le nove province siciliane, in quanto comprendeva quattro aree, il Catanese, l’Acese-Ionico, quello Etneo Occidentale (di cui la nostra Paternò fa parte e ne costituisce il comune maggiore per ampiezza demografica) e il Calatino.
Per quanto riguarda Paternò porsi l’interrogativo su cosa vuol fare mi pare ormai superfluo, perché é chiaro qual’é l’indirizzo di questa sedicente amministrazione piddiota: far diventare la nostra città una banlieue catanese, e la delibera fatta esattamente un anno fa da un consiglio comunale con ben 14 assenti su 30, in cui prevalse il servilismo pro-Catania di 8 consiglieri che votarono a favore dell’ingresso di Paternò nella città metropolitana, parla chiaro. Successivamente alla votazione il nostro “sindaco” contento del fatto che il consiglio decise di far diventare Paternò un insignificante quartiere periferico catanese, dichiarò a La Gazzetta Rossazzurra che fu una decisione giusta perché “tra Paternò e Catania c’é grande interazione”, cioè disse una castroneria. Un anno prima aveva invece affermato che Paternò non poteva far parte della città metropolitana per via della distanza geografica con Catania e che avrebbe dovuto essere comune capofila di un libero consorzio.
Due sono le cose: o queste affermazioni nel 2013 da parte del “sindaco” furono di facciata, oppure un anno dopo fu fin troppo sincero, gettò la maschera e manifestò apertamente il suo filo-catanesismo. Dico solo un’ultima cosa: quei nostri concittadini che amano e ammirano Catania (a livello da far pure nascere i propri figli li perché la dicitura “Nato/a a Catania” sarebbe più “chic”) si trasferiscano laggiù, non pretendano la catanesizzazione di Paternò. A questo noi paternesi che amiamo la nostra città per davvero, dobbiamo opporre resistenza e vincere!
Ciccio ho lavorato con questa gentaglia come la chiami tu. per il lavoro che svolgevo si sono messi sempre a disposizione mai un no e mai una pretesa (guarda dove vivi)
La città metropolitana di Catania che arriva fino a Gela… Parliamo di politica o di Scherzi a parte? Le manie di grandezza di Bianco continuano a fare danno… Perché nn pensa a bonificare Librino e San Cristoforo con tutta la gentaglia che vi abita che sta infestando mezza Sicilia…