Un brevetto vincente, interamente made in Italy, che però ha subito scatenato l’enorme “macchina del falso” internazionale. Questa volta non si tratta di pregiate borse di un grande stilista e neanche di griffe storiche ma di un rivoluzionario sistema per produrre le arancine ideato e realizzato a Chiaramonte Gulfi in provincia di Ragusa. Si chiama “Arancinotto” ed è uno stampo che consente, secondo la descrizione ufficiale della ditta produttrice, di produrre “più di 180 arancine in un’ora con solo stampo” in più è “facile da utilizzare, è utile sia ai grandi laboratori o ristoranti che vogliono migliorare e velocizzare la produzione di arancini, sia a chi vuole semplicemente realizzarli a casa per portare a tavola il sapore della Sicilia, realizzato in plastica atossica certificata per l’uso alimentare con tantissimi modelli, per circa 40 forme e grammature diverse”.
Ma su questo rivoluzionario sistema hanno messo l’occhio i cinesi che hanno invaso il mercato, soprattutto l’e-commerce, di prodotti “taroccati” che portavano lo stesso marchio. Da qui la denuncia dei titolari della ditta ragusana che ha portato a una vasta operazione della guardia di finanza di Ragusa. Sequestrati circa tremila prodotti falsi nell’ambito di servizi di prevenzione e repressione delle violazioni in materia di marchi contraffatti. Le indagini sono scattate nell’estate del 2015, dopo la denuncia del rappresentante legale della società titolare del marchio “Arancinotto”: “L’ampio boom commerciale di questo prodotto interamente made in Italy – spiegano le Fiamme gialle -, è stato notevolmente danneggiato da una vera e propria ‘invasione’ di copie dello stampo da cucina, presenti soprattutto nei siti di e-commerce e in mercati rionali e fiere”.
Il marchio “Arancinotto”, è stato brevettato da una società ragusana con certificato di registrazione rilasciato nel 2014 dal ministero dello Sviluppo economico. I militari della compagnia di Vittoria sono riusciti a ricostruire la filiera del falso. Attraverso controlli in centri commerciali, negozi all’ingrosso e al dettaglio di prodotti casalinghi, mercati rionali settimanali, fiere, sagre e tramite il monitoraggio dei principali siti di e-commerce e social network è stata individuata una vasta distribuzione e vendita, sia in ambito siciliano che nazionale, di diverse versioni e tipologie del prodotto contraffatto.
“E’ stato possibile riscontrare la fabbricazione illegale del prodotto in Cina, presumibilmente su input di connazionali presenti sul territorio italiano” spiegano dalla guardia di finanza. Complessivamente, oltre al sequestro di circa 3mila prodotti contraffatti, sono stati denunciati 127 individui per l’importazione e la vendita degli articoli falsificati e segnalate circa un centinaio di imprese coinvolte, di queste per almeno cinque è stato dimostrato attraverso la documentazione fiscale il loro ruolo di importatrici dalla Cina della merce falsa.