95047.it Dall’incontro con la deputata nazionale del M5S, Giulia Grillo, che ha permesso di svelare come i dati del Pronto soccorso di Paternò inviati al Ministero fossero stati impacchettati e spediti al ribasso, al più recente con il presidente della commissione regionale anti-mafia, Nello Musumeci. Il Comitato “…per l’ospedale di Paternò” prosegue nella sua battaglia di civiltà per la salvezza di un presidio di sanità che sarebbe dovere sacrosanto delle istituzioni locali: ed, invece, occorre bussare ad altre porte. E, allora, indipendentemente dal colore politico degli interlocutori, va smuovendosi qualcosa.
Il Comitato resta spina nel fianco di chi il “Santissimo Salvatore” lo vorrebbe vedere chiuso per mille motivi che abbiamo raccontato più volte.
E la riapertura del Tribunale dei diritti del malato a Paternò è stata un’altra battaglia lunga ed estenuante che servirà a mettersi a riconoscere i diritti di qualsiasi paziente.
Intanto, come detto, nelle scorse ore il presidente della commissione anti-mafia Musumeci assieme ai deputati regionali Ioppolo e Formica ha depositato una interrogazione all’Ars nella quale si parla del depotenziamento dell’ospedale paternese. A partire da quei 630 mila euro annunciati in pompamagna per l’ospedale e dei quali non si è saputo (guardacaso) più nulla.
IL TESTO DELL’INTERPELLANZA:
Al Presidente della Regione e all’Assessore alla Salute.
PREMESSO CHE
-La struttura ospedaliera “SS.Salvatore” di Paternò da un decennio si trova al centro di una strana e poco chiara vicenda politico-burocratica, relativa alla realizzazione di lavori di adeguamento antisismico, avviati e mai completati;
-In particolare, i lavori vennero appaltati nel 2006 per l’ammontare di 7,5 milioni di euro (il finanziamento complessivo era di 10 milioni di euro) e aggiudicati alla Ditta Lo Re di Paternò che nel marzo del 2009 attivò il cantiere;
-il mese successivo, i lavori si fermarono temporaneamente – si disse – per un errore progettuale ma non sono mai più ripresi;
-Da allora due padiglioni, al secondo e terzo piano della struttura sanitaria, restano chiusi ed inutilizzati, con pesanti, inevitabili ripercussioni sull’attività sanitaria e sull’utenza;
TENUTO CONTO CHE
– lo scorso anno il direttore generale protempore Ida Grossi aveva assicurato alcuni importanti interventi sulla struttura, con uno stanziamento di 600 mila euro, interventi eseguiti però solo al primo piano (dove è stato trasferito il Centro trasfusionale), continuando ad impedire di fatto la riapertura del secondo e del terzo piano del nosocomio;
CONSIDERATO CHE
– l’Asp di Catania avrebbe predisposto un imminente trasferimento delle unità operative di Farmacia e Laboratorio di Analisi dal padiglione ex Pediatria (giudicato inagibile per problemi strutturali) al padiglione centrale e starebbe, al tempo stesso, valutando l’ipotesi di riavviare i lavori, ipotesi resa però difficile da ostacoli di non ben chiara natura.
-L’alternativa proposta dalla stessa Azienda sanitaria provinciale sarebbe un accorpamento di reparti, che determinerebbe grave pregiudizio ai servizi offerti all’utenza (con un bacino di oltre 150 mila abitanti), vista la mole di lavoro dell’ospedale, tra i migliori presidi sanitari di periferia del Catanese in termini di efficienza, economicità ed efficacia;
INTERPELLANO
Per sapere quali reali e concreti motivi impediscono l’avvio dei lavori al secondo ed al terzo piano della struttura ospedaliera di Paternò, lavori che se ultimati consentirebbero finalmente, dopo sei anni, la riapertura di quegli spazi e quindi la razionalizzazione ed il potenziamento dei servizi offerti alla utenza.
Si chiede urgente risposta scritta.