«Sono cresciuto ad aviazione e spazio». Federico Mazzaglia, si presenta così. Un predestinato. A Catania, nella casa di Ragalna dove abitano i suoi genitori, sta preparando le valigie per un viaggio ai confini del mondo, in Norvegia. La mission non è di quelle impossibili ma è affascinante per un ragazzo di 19 anni che parteciperà a un programma dell’Agenzia spaziale europea: il lancio di un razzo sonda («Fly a rocket»). Federico partirà oggi per Andøya, un’isola appena tre gradi a nord del circolo polare artico, unico italiano tra i venti giovani selezionati.
Era piccolino, racconta, andava alle medie, e nella sua cameretta giocava — si fa per dire — con il simulatore di volo. Poi crescendo, al liceo scientifico, ricorda che passava gran parte del tempo libero a seguire in diretta streaming i lanci di missili delle varie agenzie spaziali. Private o pubbliche poco importava. Cos’altro avrebbe potuto studiare all’università un predestinato se non ingegneria aerospaziale? Federico è al primo anno a Pisa. I suoi genitori sono avvocati, lo hanno sempre appoggiato nella sua passione anche se non sempre riescono a sintonizzarsi in tutto e per tutto con l’amato figlio: «Non conoscono la materia, che non è per tutti, e quindi è naturale che non sappiano esattamente di cosa mi occupo. Se ho provato a spiegarglielo? Certo che sì. Ma per ora mi basta che abbiano capito che non sono io che vado nello spazio ma i razzi». Come la sonda di cui seguirà (e gestirà) le fasi di lancio in Norvegia, una di quelle che non vanno in orbita ma vengono sparate in alto e poi ricadono sulla Terra. «I razzi a un certo punto invertono la traiettoria e piombano al suolo. Per questo i lanci si fanno in posti isolati come alcune zone della Svezia o della Norvegia, lontanissimi da uomini e cose, dove non c’è pericolo di causare danni».
Federico ha superato i tre ostacoli della domanda di partecipazione alla selezione dell’Esa (Agenzia spaziale europea) con una certa facilità, soprattutto quello sulle motivazioni. «Ho raccontato la mia storia, spiegando che sin da bambino avevo il sogno di lavorare per un’agenzia spaziale e che attraverso le videocassette ho visto non so quante volte le missioni lunari del programma Apollo. Lì ho imparato ad apprezzare gli ingegneri perché dietro l’impresa di un astronauta c’è il lavoro nascosto di molti tecnici».
Federico ha dovuto anche fornire prova delle conoscenze della materia e, cosa importante, formulare una proposta di un carico da «sparare» con il razzo. «Cosa ho suggerito? Lanciarne uno tra le nuvole per capire se realmente si formano secondo le teorie ufficiali». Tra i venti prescelti ci sono anche studenti del Nord America. «Non siamo solo europei». In Norvegia resteranno una settimana. Farà sicuramente freddo ma lui non ha paura. In fondo è molto giovane ed è uno sportivo che fa scherma e d’inverno va pure a sciare. Naturalmente quando non è impegnato a studiare i missili. Su Internet. «Sulla Rete c’è tutto, non è difficile imparare».
Ancora un altro importante successo per un giovane siciliano dalle grandi potenzialità che speriamo sia modello e sprone per tanti coetanei oltre che motivo di vanto per la nostra isola.