95047.it Ci sono flash immortalati nella vita di un cronista che non potrai cancellare in alcun modo. Che ti porterai dentro per sempre perchè certi fili annodati non si spezzeranno mai. Era esattamente l’alba di quattro anni fa. E quella informazione, riportatami dall’altra parte del telefono con una freddezza composta di chi è costretto ad annunciare – non volendo – una tragedia, è ancora fissa nella mia testa. Una notizia giunta con parole crudeli. Chirurgiche. Inequivocabili.
Eugenio Borzì e Silvio Bonanno avevano 21 anni, Antonino Magro 20. Tre giovanissimi. Tre ragazzoni con le loro terrazze luminose, i loro scantinati bui dell’anima: le storie di tutti. Non ci sono più da quella notte maledetta di quattro anni fa. Da quello schianto sulla circonvallazione di Catania. A quella sciagura c’è anche chi è riuscito, fortunatamente, a scampare. Eugenio, Silvio e Antonino sono rimasti, comunque, per sempre. Hanno occupato i vuoti di chi li conosceva: persino quelli di una comunità paternese che di botto li ha abbracciati da figli di questa città. Il dolore dei familiari, la compostezza dei loro genitori e dei loro cari. Davanti ad una tragedia hai poco da scrivere o parlare. Serve compostezza: ma, soprattutto, serve che si impari da lezioni talmente devastanti da metterti seriamente in discussione. Compresa la tua professione di cronista. Appena qualche mese prima se n’era andato, in tutt’altre circostanze, un altro giovanottone come Paolo Sapia. E l’emozione era ancora forte. Quello che è, poi, accaduto in via Unità d’Italia appena qualche giorno fa, mi ha sballottato di colpo – manco a dirlo – a quattro anni fa. Sere e notti maledette. Ma dalle quali, sul serio, dovere imparare.
Il nostro compito resta quello di non dimenticare. Di ricordare. Di ricordare sempre. In segno di rispetto e per custodire la memoria. Forse è vero che esiste una luce che ci sorveglia e guida i nostri passi. E, forse, c’è un cuore nascosto, con le sue emozioni: con chi ha il compito, per mestiere, di scrivere pagine il più sincere e chiare possibili che non vanno strappate. Per custodire, appunto, il tesoro della memoria: come quella di persone meravigliose come Eugenio, Silvio e Antonino.
Ciao ragazzi.
Grazie per le belle parole!