95047.it Ricominciare dal palcoscenico. Da un sipario dietro il quale si cela la storia di una città. Di un intero territorio. E’ l’arte che racconta la storia e che, forse, diventa essa stessa storia. Nemmeno una manciata di giorni fa, abbiamo ammirato il racconto della Casa dei Cantastorie su Rai Tre. Apprezzarne, una volta tanto, il significato fa bene a tutti. E non è una questione di gusti culturali: è semplicemente il voler comprendere che qualcosa, comunque, è stato costruito. Ed è da qui, forse, che occorre ripartire per riuscire ad cogliere un significato che non è astrattezza. E nemmeno compiacimento.
“Io credo che si tratti di una struttura d’accoglienza: e forse risulta difficile accorgersene dall’interno – esordisce l’attore e ideatore della Casa, Giovanni Calcagno – ma oggi la Casa del cantastorie ha un archivio multimediale incredibilmente completo. Molto spesso quando sento parlare della Casa del cantastorie comprendo che si sa poco di cosa sia: è innanzitutto una istituzione comunale e non ha nulla di privato. La Casa del cantastorie è cosa di tutti: di tutti i paternesi e non solo. Ed è fruibile gratuitamente da tutti: uno dei rarissimi luoghi d’Italia dove si può chiedere di fare teatro gratuitamente”.
Eppure, per la sua costituzione – nel corso degli anni – non si è gravato sulle casse del municipio e la riapertura del teatro è avvenuta (economicamente parlando) grazie all’intervento dei privati: “La Casa non è un cavallo coi battaglia dell’amministrazione ma della nostra comunità paternese. Non cadiamo nell’equivoco che quello che è comunale è dell’amministrazione. Qui c’è un lavoro di anni. E’ nato tutto attraverso una raccolta di fondi privati per potere ristrutturare il Piccolo teatro: persone che sono ricordate nel tabellone che si trova all’ingresso del Teatro. Su tutte, le famiglie dei cantastorie: Busacca e Paparo in primis. Non ho mai ringraziato a dovere, ad esempio, l’imprenditore Turi Abate.
Si è avviato tutto grazie ad una iniziativa molto forte che è venuta fuori da una laboratorio ideato con la provincia, a quel tempo c’era Francesco Ciancitto: e dopo si è creato un gruppo di persone, associazioni, enti, sponsor, imprese che ci hanno sostenuto. E, da tre anni, lavoriamo a questo progetto”.
Una delle novità più grandi, in questo 2015 sarà la partecipazione ai laboratori musicali e teatrali di quello che è, con ogni probabilità, il più grande puparo e centista al mondo: Mimmo Cuticchio: “E’ vero – conclude Giovanni Calcagno -. Ed almeno una decina di iniziative avverranno attraverso i laboratori che permetteranno ai ragazzi e alle ragazze che vorranno accostarsi alla musica (ci sarà anche Elena Bordonaro) ed al teatro di lavorare e formarsi al meglio. Paternò potrebbe diventare una “città di produzione. Ho sentito dire che i soldi per i Cantastorie si trovano sempre. Mi permetto di dire che non è affatto vero: perché, a dire la verità, questo è il primo vero investimento che viene fatto sulla Casa del cantastorie”.
Nel frattempo, il lavoro prosegue. La Fondazione Buttitta, l’Università e la Rai torneranno al teatro di via Monastero. Ed in cantiere vi è anche l’intervento di un “vecchio” (nel senso buono, ovviamente) esponente della politica paternese con il quale verrà messa a disposizione una serie infinita di materiale storico da inserire in un portale. Ma di questo ci sarà modo di parlarne presto. Molto presto.