95047.it Misurare il gas radon emesso dai suoli dell’Etna per ricavare un modello fisico-matematico capace di spiegare i meccanismi che regolano l’attività sismica e vulcanica: a realizzarlo i ricercatori dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e università di Catania, coordinati da Marco Neri, il cui lavoro è descritto sulla rivista Scientific Reports. ”Abbiamo analizzato le emissioni di radon dai suoli etnei registrate tra il 2009 e 2011 da un sensore ubicato a circa 1800 metri di quota sul fianco nord-orientale del vulcano”, spiega Marco Neri, primo ricercatore dell’Ingv-Osservatorio Etneo. ”Questo settore dell’Etna si trova vicino ad una faglia sismogenetica molto attiva e al margine di una struttura vulcano-tettonica collegata con il condotto centrale del vulcano, sede di intenso degassamento. Una peculiarità che rende la sonda radon sensibile ai terremoti prodotti dalla faglia e alle eruzioni del vulcano”. Tra il 2009 e 2011 si sono verificati uno sciame sismico e tre eruzioni con la crescita di un nuovo cratere.
”E’ stato così possibile acquisire dati fondamentali per comprendere come varia il radon nel corso di terremoti ed eruzioni”, prosegue Neri. Le variazioni del radon sono state analizzate e confrontate con i parametri meteorologici. La permeabilità dei suoli, che influenza il rilascio del gas, varia in base alle piogge, determinando variazioni nella misurazione del radon. Effetti simili si hanno anche con la neve e l’alta pressione atmosferica, come in estate. Sono state così rilevate delle ‘anomalie’, cioè dei periodi di degassamento e altri di incremento progressivo del radon in concomitanza di sisma ed eruzioni. ”Lo studio getta le basi per una comprensione più approfondita dei processi tettonici e vulcanici che causano variazioni delle emissioni di radon – conclude Neri – Continueremo questi studi con un approccio multidisciplinare integrato”.