Da 7 anni attende il suo spazio per la sosta riservata ai portatori di handicap

95047.it “In sette anni non si è mosso niente e nessuno. Vivo in maniera poco dignitosa la mia disabilità: costretta a chiedere sempre l’aiuto di qualcuno”. La storia di Giuliana è una storia, in fondo, come potrebbero essercene tante. Ma che, proprio per questo, non va accettata, assorbita come una spugna o, ancora peggio, archiviata. La storia è semplice (si fa per dire). Nell’ormai lontanissimo settembre del 2009 Giuliana Barbagallo chiede al Comune che le venga riconosciuto uno stallo riservato a chi è portatore di disabilità: non un favore o una cortesia. Semplicemente il riconoscimento di un diritto che le consenta di potere salire in macchina in modo autosufficiente. 
Ma da lì in poi, ecco scatenarsi l’immancabile ingranaggio dello scaricabarile (della politica) e mettersi in moto la puntigliosa e sempre inefficiente macchina della burocrazia. Già, perché la “colpa” di Giuliana è quella di abitare a Parco Europa. L’area è senza opere di urbanizzazione (capitolo, questo, sul quale uno di questi giorni ci toccherà aprire una gran bella parentesi) e la giustificazione ufficiale è che – squillino le trombe – quell’area è pedonale.

Ma come pedonale? Ora, non sappiamo se siete mai stati su Parco Europa (mai nome fu così improprio): ma quella zona è, di fatto, una sciara pietrosa divenuta una sorta di parcheggio all’aperto. Di pedonale non c’è proprio nulla. Ma anche a volere rispettare le regole, nel 2016 è inaccettabile che non si trovi la volontà di riuscire ad andare incontro ad un bisogno che dovrebbe essere la base stessa del servizio della politica.
“Qualche tempo fa, mi avevano proposto uno stallo sulla strada: in pratica, lontano decine di metri da casa mia. Mi domando, che senso ha? Io ho sempre bisogno di qualcuno ma se si fosse semplicemente sistemato uno stallo davanti casa sarei stata autosufficiente senza bisogno di aspettare chi si debba prendere cura di me. E’ una situazione paradossale ma, evidentemente, è così che va a Paternò”.

Morale: la questione è rimasta tale e quale a quella di sette anni fa. Pazzesco. “Anche di questa questione ho parlato in consiglio comunale lunedì sera – ci dice il consigliere Ezio Messina -: a questo punto mi domando quante sono, ad oggi, il numero di richieste inevase giacenti negli uffici di competenza?”.

Quella disabilità che diventa soprattutto una relazione infruttuosa tra chi vive in prigione e subisce pure le sbarre dell’indifferenza. Può essere ridotta e alleviata: addirittura sconfitta. Non è questo, ahinoi, il caso. Ed in quel corpo di Giuliana non più indistruttibile come un tempo, si scorge l’acume che dà luce e taglia in due l’ipocrisia dei tempi. La stessa ipocrisia nella quale politica e burocrazia si confondono e scambiano i ruoli. Di continuo.

1 Comments

  1. È responsabilità comune dare voce hai diritti altrui , evitando di creare ulteriore disagi a chi vive con sofferenza la propria autonomia . Chissa” quante Giuliane sono impedite della loro liberta”….la vera sofferenza è quella di riconoscere che nel 2016 stiamo a lottare per un diritto riconosciuto dallo Stato e soprattutto dalla coscienza anche di chi sta bene.Forza Giuliana!

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