95047.it La sfida è partita da Scala Vecchia. Ventre della città e simbolo di tante cose che non vanno. E che, semplicemente, non esistono. Anthony Distefano ha lanciato la sua candidatura a primo cittadino così: “Si parte da un territorio disagiato con persone che da anni si battono per dare un futuro a questa città. Ai tanti giovani che stanno chiudendo la valigia per andare via dico di aspettare: concediamoci un’ultima possibilità”. Un progetto che parte dal basso sotto l’effige “Rialzati Paternò” e che è aperto a tutte le forze politiche. Tutte. “Credo che ci meritiamo qualcosa di diverso dal sopravvivere. Vorrei che si creasse una classe dirigente che faccia da cameriere a questa città, considerandolo questo come il più nobile dei gesti. Fuggo via dalle etichette di essere il nuovo: nuovo è il modo di intendere il fare la politica. Politica della quale abbiamo bisogno per rialzarci”.
E ancora: “Apriamo il palazzo alla città, facciamo vedere cosa succede, nulla deve rimanere segreto. In una città al limite della depressione il nostro compito è creare entusiasmo. Per rialzarsi, Paternò deve archiviare la fase “dei favori a parenti e amici”, deve tornare a pretendere “diritti” e “instaurare un clima di meritocrazia. E se dopo tre anni non cambia nulla: si va a casa. Un impegno controfirmato che dobbiamo prendere con tutti i cittadini”.
Il cuore del programma è sintetizzabile in cinque punti: riformare la macchina burocratica del Comune, fare funzionare la raccolta differenziata e puntare su sviluppo economico, viabilità e urbanistica. Le cinque azioni da attivare partono però da un nodo da dirimere: lo stato di salute delle casse comunali. “Non è vero che non entrano fondi nelle casse del Comune. Bisogna capire come questi sono utilizzati. A quanti finanziamenti europei, per esempio, abbiamo tentato di attingere? E quali progetti seri abbiamo proposto per ottenerli? Ebbene, a tutte queste domande vanno date delle risposte”.
Distefano ha ricordato il grande sogno infranto della città che è stata e che oggi arranca e si sente smarrita nel proiettarsi verso il futuro: “Oggi noi ci caratterizziamo per cosa? Siamo stati prima la città delle arance, poi quella dei call center; e adesso?”. Bisogna ripartire da quello che c’è già: l’impegno alacre di “parrocchie e associazioni di volontariato e sportive” che rappresentano la “spina dorsale di questa città”.
i programmi sono facil,, paterno’ vuole credibilita’ ,,,commerciale, turistica, nuova, gente.
Per la prima volta un candidato Sindaco scelto dalla città e non imposto dalle segreteria politiche ,a qualcuno sta dando fastidio.Anthony vai avanti .
Camerieri !? Tutti in precedenza hanno fatto i camerieri di ALCUNI cittadini. Perchè fare i camerieri ? Dovete fare i politici anche usando le decisioni forti quando serve. Ad esempio non si faccia una strada a doppio senso unico quando peggiora la situazione solo per fare il CAMERIERE a qualcuno o autorizzare un chiosco di dubbia collocazione e fare, quindi, il CAMERIERE a qualcuno. Se gran parte della cittadinanza verrà accontentata anche facendo una buona amministrazione, ci sarà sempre qualcuno che resterà scontendo. Usiamo bene la testa e guardiamo la reale specificità della nostra società, ben difficile da gestire.
Con le parole….tutti bravi!!!!e perché aspettare tre anni per vedere qualcosa?Paternò e cosi pieno di risorse che nel giro di un anno può diventare non solo il paese delle arance e dei call center ma anche quello del turismo e delle salinelle e altro ancora….Paternò puo tornare il fiore all’occhiello di tutta la provincia….
L’informazione è stata SEMPRE diretta in modo equo preciso e imparziale, con la sua coerenza ha rassegnato le dimissioni in anticipo pur che la legge consentiva di poter continuare.
L’EDITORE
Tengo a precisare che il mio era un commento a favore, non contrario.
Caro Anthony Distefano, Lei non rappresenta affatto la novità: in quanto chi ha letto in questi anni i suoi articoli e ha visto come ha diretto l’informazione a Paternò, conosce bene il suo valore. Lei, semplicemente, rappresenta l’ultima speranza per questa città.
Ps. Rivolgo un appello ai politici “storici” di Paternò: raccogliete le ultime briciole di dignità che vi sono rimaste e fatevi da parte: il vostro fallimento — sotto gli occhi di tutti — è stato totale.
Non dimentichiamo la problematica ospedale che ancora non è stata chiusa .