Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha tratto in arresto, Gaetano Barrà, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa in data 26.10.2017 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, in quanto ritenuto responsabile di omicidio commesso ai danni della moglie Maria Visalli (cl.1946), con l’aggravante di avere commesso il fatto approfittando della minorata difesa della donna e per essere stato commesso con abuso delle relazioni domestiche.
La misura cautelare compendia gli esiti di indagini, anche di tipo tecnico, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania e condotte dalla Squadra Mobile – Sezione Reati contro la Persona – che hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico di Gaetano Barra, emergenti dalla relazione dei medici legali, dalle dichiarazioni rese dallo stesso Barra e dalla sorella nell’immediatezza dei fatti nonché dagli esiti delle intercettazioni, evidenziando come la donna sia morta per soffocamento procurato con l’interposizione di un mezzo soffice.
I FATTI
In data 13 agosto, alle ore 14.00 circa, la Centrale Operativa del 118 di Catania riceveva una richiesta di intervento presso l’abitazione dei coniugi Gaetano Barra e Maria Visalli, sita in questa via Balduino.
Giunti sul posto, gli operatori sanitari trovavano il corpo della Visalli, privo di vita e appuravano che il decesso era intervenuto quantomeno nelle precedenti 6 – 8 ore, imputando la morte a cause naturali.
Gaetano Barra, marito della defunta, escusso a sommarie informazioni da personale della Polizia di Stato dichiarava che la moglie si era sentita male nel corso della serata del precedente 12 agosto e aveva la temperatura corporea particolarmente alta. A fronte di ciò, Barra aveva provato a somministrarle dei farmaci, ma costei non riusciva ad assumerli a causa di difficoltà nella deglutizione; inoltre non sembrava respirare e rigurgitava liquido di colore scuro.
Ciò nonostante, Barra si addormentava fino all’indomani, quando alle ore 6.00 circa, resosi conto delle condizioni della moglie, che appariva non respirare più, decideva comunque di proseguire a dormire. Solo verso le 13.30 si risvegliava e contattava la sorella per riferirle la situazione.
La donna riferiva di essere stata raggiunta telefonicamente dal fratello intorno alle ore 14.00 del 13 agosto e apprese le condizioni della cognata decideva di allertare il 118 che interveniva sul posto.
Barra, inoltre, dichiarava di non aver provveduto a chiamare i soccorsi in quanto si era stancato per un lungo periodo di assistenza alla moglie, di cui Barra si era dovuto prendere carico da solo.
Alla luce delle anomalie rilevate dagli investigatori della Mobile, il P.M. della Procura della Repubblica di Catania decideva di disporre l’autopsia sul cadavere e conferiva l’incarico ai medici legali i quali attestavano che la morte avrebbe potuto essere imputabile ad una compressione della regione cervicale e toracica, posta in essere verosimilmente con interposizione di un mezzo soffice (lenzuola, coperte, cuscino).
I servizi di intercettazione, sebbene non consentivano di acquisire elementi palesemente dimostrativi delle responsabilità di Barra, tuttavia evidenziavano come questi avesse provato a costruire una versione dei fatti a propria discolpa, nel tentativo di fornire una spiegazione alla sua anomala condotta.
Espletate le formalità di rito, Barra è stato associato presso la casa circondariale di piazza Lanza a disposizione dell’A.G.