Un caso raro, che secondo le statistiche accade in un parto ogni 80mila, al punto che in antichità veniva considerato un evento magico, di buon auspicio per il futuro del bambino o della bambina venuti al mondo in questo modo.
E’ quanto avvenuto nelle ultime ore all’ospedale di Bassano del Grappa (Vicenza) dove Alexander, primogenito di mamma Nutchana e papà Gianni, è nato “con la camicia”, il gergo medico che si usa per i neonati che vengono alla luce ancora completamente avvolti dal sacco amniotico, intatto con tutto il suo liquido all’interno.
“Generalmente quando il bambino comincia a scendere – spiega Roberto Rulli, direttore dell’ostetricia e ginecologia del nosocomio San Bassiano – le membrane tengono a rompersi spontaneamente, la cosiddetta ‘rottura delle acque’, ma a volte questo non accade per una loro particolare elasticità.
Non è qualcosa di cui abbiamo avvisaglie dunque quando accade è una grande sorpresa per noi in sala parto. Dal punto di vista medico comunque non rappresenta un rischio o una complicazione, perché il bambino è ancora attaccato al cordone ombelicale, da cui trae anche l’ossigeno.
Per il bambino – aggiunge – è un passaggio meno traumatico, perché inizia a vedere la luce quando è ancora immerso nel liquido amniotico, che è alla temperatura del corpo.
“Dal punto di vista medico – precisa Davide Meneghesso, direttore della pediatria di Bassano – rappresenta un fatto curioso, bello e un po’ magico. Questo fenomeno fin dall’antichità ha suscitato alcune credenze, secondo le quali questi piccoli verrebbero al mondo più protetti o potendo disporre di svariate ‘grazie’, come quella di essere fortunati e predisposti a fare del bene.
Ciò che maggiormente affascina è la calma del bambino all’interno del sacco amniotico”.