95047.it Scrittrice e conduttrice televisiva per la Rai e per Mediaset. Metti un giorno con Antonella Boralevi a Paternò su invito della Fidapa. Non è facile vederla in giro. Per scelta, infatti, preferisce promuovere poco i propri libri: ma la presidente Marilina Cancelliere non si è fatta sfuggire il “colpo” culturale. Un pressing che, alla fine, è andato a buon fine. La Boralevi ha presentato, nei saloni dell’istituto Monsignor Savasta, la sua ultima fatica letteraria: “La locanda delle occasioni perdute”, caratterizzata da una idea brillante e da una scrittura suadente e coinvolgente. E, lei stessa, ha poi parlato della sorpresa di avere conosciuto una città, Paternò, a dir poco “meravigliosa”.
“La locanda delle occasioni perdute – spiega a 95047.it Antonella Boralevi – è un ristorante nascosto tra le stradine segrete dietro il Louvre a Parigi dove, se tu riesci ad arrivarci – perché arrivarci non è tanto facile – un cameriere misterioso ti mette tra le mani un menù. Ma questo menù è un menù molto strano perché non riporta l’elenco dei piatti che puoi scegliere o ordinare: ma elenca, le occasioni perdute della tua vita”.
Un incredibile flashback..quasi un colpo al cuore e alla mente.
“E’ vero, anche perché tu le puoi evocare. Le occasioni perdute sono le persone che tu hai incontrato nella tua vita; il figlio con cui magari non hai più rapporti; il marito che hai sposato ed il ragazzo che, invece, volevi sposare; la mamma; il datore di lavoro. Tu li puoi evocare e puoi sceglierne una e cambiare il tuo passato. Questa è l’idea”.
Quanto c’è di personale in questo libro: quante occasioni perdute ci sono nella vita della Boralevi?
“Quando si scrive un romanzo, nei fatti, si vive tutte le storie. Cioè: tu sei tutti i tuoi personaggi. Quindi sei, dieci, quindici persone: vai nei posti dove non sei mai stata, è una esperienza quasi straordinaria. Vivi tante vite. Qui di autobiografico c’è, però, l’ispirazione nel senso che io l’ho scritto molto di getto perché era dicembre e io “scollinavo” in quegli che sono anni per le donne importanti: stavo per compiere 50 anni ed ho cominciato a fare un bilancio. Ed ho cominciato ad avere un sacco di rimpianti ed ho capito cosa dovevo fare perché i rimpianti bisogna guardarli in faccia e superarli”.
Per questo nasce il libro?
“Sì, e nasce raccontando una storia che non è la mia però è una storia che racconta di rimpianti e di presente”.
Una sua occasione perduta?
“Forse certe cose di lavoro che avrei potuto fare in un altro modo che però sono state fatte con una scelta di tipo etico e, per cui, alla fine le avrei rifatte lo stesso”.
Siamo a Paternò, che ha avuto modo di visitare: cosa ne pensa?
“Bellissima! Io devo dire che a Paternò, che non conoscevo e che per questo ringrazio molto la Fidapa e la sua presidente Marilina Cancelliere, mi ha fatto scoprire un posto fantastico. La presidente è stata anche molto decisa e determinata perché io, di solito, dico sempre di no. Ma sono contenta perché la vostra Paternò è una città da scoprire: l’ho trovata piena di fascino nonostante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Case antiche, il Castello Normanno, le chiese, le piazze: questa è una città che ha un fascino che andrebbe forse valorizzato di più da un punto di vista turistico. O, forse, ero io che ero ignorante e non la conoscevo”.