Ergastolo con tre mesi di isolamento diurno.
Questa la sentenza emessa dai giudici della Corte di Assise di Milano nei confronti di Alessandro Impagnatiello, l’ex barman che ha ucciso la fidanzata incinta Giulia Tramontano.
La Corte, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, ha deciso dopo circa due ore e mezza di camera di consiglio.
L’ex barman, presente in aula, non ha reso dichiarazioni spontanee. Alla lettura del verdetto presenti anche i familiari di Giulia, tra cui la mamma Loredana Femiano, il papà Franco, la sorella Chiara e il fratello Mario.
I funzionari e i cancellieri del Tribunale di Milano hanno portato in aula un sacchetto con scritto “Un pensiero per Giulia e il suo bimbo mai nato”. «Si tratta di una pianta di rose bianche – hanno detto – La daremo alla mamma».
Giulia è stata uccisa, nell’appartamento che i due condividevano a Senago, nel Milanese, con 37 coltellate, nel giorno in cui lei si era vista con l’altra ragazza che il barman 31enne frequentava. Impagnatiello, che aveva già tentato di ucciderla con del veleno per topi, l’ha aggredita, e una volta senza vita, ha tentato di bruciare il corpo e poi lo ha nascosto.
È stato ritrovato in un’intercapedine vicino ad un box quattro giorni dopo, mentre lui, che aveva fatto denuncia di scomparsa, sosteneva che si fosse allontanata di sua volontà.