ALESSANDRIA, UCCIDE L’EX MOGLIE E IL FIGLIO DISABILE. POI IL SUICIDIO

Ha sparato al figlio disabile e alla moglie, poi si è ucciso.

La tranquillità estiva di Rivalta Bormida, paese 1.400 anime immerso nel verde della campagna alessandrina, è andata in pezzi quando Luciano Turco, 67 anni, operaio in pensione, ha preso una calibro 22 per chiudere i conti con una vita che non voleva più e diventare il killer della sua famiglia e di se stesso.

Nell’appartamento del caseggiato di via Oberdan i carabinieri hanno trovato i tre corpi: quello di Luciano, quello della moglie, Giuseppina Rocca, 66 anni, bidella della scuola di Rivalta, affettuosamente chiamata Pinuccia dai compaesani, e del figlio Daniel, 44 anni, bloccato su una sedia a rotelle per un incidente sulla moto che gli era capitato venti anni fa.

A dare l’allarme è stato il fratello della donna, che stamani, come al solito, era passato per fare colazione e, non avendo ricevuto risposta allo scampanellio, ha aperto la porta con la chiave in suo possesso.

Da molto tempo Luciano viveva separato dalla moglie (si era stabilito a Ovada) ma, come spiega il vicesindaco, Luigi Mario Caccia, si occupava regolarmente del figlio, rimasto con la madre.

“Veniva qui ogni giorno. Daniel era totalmente dipendente dai genitori. Lo accudivano come ‘un bambolino’, vivevano per lui. La mattina Pinuccia lo portava a passeggiare insieme al cagnolino; al pomeriggio stava con il papà. Entrambi hanno dedicato le loro vite al figlio, che era considerato dalla nostra comunità l’amico di tutti.

Quanto successo, proprio per questo, è totalmente inspiegabile. Un qualcosa di assolutamente improvviso e imprevedibile. Anche se, nel privato di ognuno, non si può e deve pretendere di entrare e capire”.

I carabinieri stanno completando gli accertamenti. Turco ha utilizzato una calibro 22 acquistata regolarmente nel 2003 ma che non aveva il permesso di portare in giro. Le morti risalgono probabilmente a parecchie ore prima del ritrovamento.

“Rivalta Bormida – prosegue il vicesindaco – è un paese tranquillo di contadini e migranti laboriosi e ben integrati. Il dramma di via Oberdan ci lascia attoniti e sgomenti di fronte alla disperazione che ha armato quella mano”. La comunità è ripiombata nello sconcerto come nell’aprile 2017, quando un uomo di 68 anni uccise il figlio trentanovenne al culmine di una lite dopo l’ennesima richiesta di denaro per problemi di tossicodipendenza.