95047.it Iano, fraterno amico nella vita e nel nostro storico condominio “Buoni Amici”!
Te ne sei andato senza dirci niente!
Sei stato sempre un uomo riservato, anche in punto di morte.
Improvvisamente nella tarda mattinata dello scorso 19 aprile si è aperto il sepolcro del giorno dell’Addio!
Un angelo bianco ti ha strappato dalle grinfie della morte che per anni ti aveva ghermito invano durante il calvario della tua malattia.
Adesso l’alba di una nuova vita ti ha chiuso gli occhi ed il vento della divina Misericordia ti ha sospinto verso la Casa del Padre, facendoti rinunciare al caloroso abbraccio dei vivi.
Hai intrapreso il viaggio verso l’Eternità al suono delle campane che svegliano albe e tramonti mentre il vento di primavera portava verso di noi la melodia delle note che si sprigionano dalla musica di un violino e di un pianoforte a coda, eseguita con grande professionalità ed altrettanta emozione dai tuoi figli, Alessandro ed Emilio, due gemme del maestoso albero d’amore di Iano e Graziella.
La loro musica scandiva religiosamente i passi lenti e silenziosi che ti conducevano alle soglie del cielo infinito!
Adesso nel canto dell’anima tu ti nutri dei silenzi e della luce di nostro Signore che ti ha preso in custodia, consapevole della tua terrena sofferenza, un vero calvario che ti ha fatto subito meritare il premio della vita eterna accanto a Gesù misericordioso.
Ieri sera in cielo c’erano frammenti di stelle. Illuminavano il percorso del treno della tua vita che si allontanava definitivamente verso la stazione del mistero di Dio.
Alcuni anni addietro ho avuto modo di leggere a Termini Imerese una poesia in dialetto termitano, scritta da un poeta molto più giovane di noi due, coetanei, un po’ avanti negli anni.
Iano, vorrei leggertela in punta di piedi, sommessamente, quasi a sostituire il pianto di tutti coloro per i quali rimarrai sempre fiaccola di luce: tua moglie Graziella, i tuoi figli Alessandro ed Emilio, tua nuora Caterina, il tuo nipotino Gabriele, i cognati, le tue sorelle, tutti i tuoi parenti, i congiunti ancora increduli, unitamente agli amici del condominio dove la vita viene scandita dalla gioia e dal dolore riguardanti gli eventi che succedono da circa mezzo secolo nelle nostre famiglie; e ciò nella sacra amicizia che ci ha sempre tenuti legati assieme come un’unica famiglia!
La poesia del poeta termitano Enzo Di Gaetano s’intitola “Quannu moru”; te la leggo, certo che tu la pensi allo stesso modo, onde evitare il pianto dei presenti e non solo, ai quali rivolgo l’invito di ricordare le cose più belle della tua vita, lungi da quel calvario che ti ha portato nel Regno di Dio:
“Và trova chi succedi
quannu moru,
appena ‘un viro cchiù
ma forsi sentu,
tanti angili ca m’aspettanu
cantannu,
o diavuli ca spaventu
mi dannu.
Pi un pocu mi vulissi
arrispigghiari
e all’autri putillu raccuntari.
Quannè chi tocca a mmia
sai mi piacissi
di sintiri li vuci ri tanta genti,
chi cuntanu tra iddi
lì mè cosi
e cummogghinu lu chiantu
ri parenti.”
Così vorrei fare io oggi, raccontare gli eventi più belli della tua vita, parlare di te!
Ciò non viene per nulla difficile ma non posso perché devo rispettare la tua riservatezza così come, ha fatto la tua Graziella che ha dovuto evitare di informare la nostra città che tu non sei più tra noi. Così è stato fatto! È stata pienamente rispettata una delle tue ultime volontà, nessuno sa che sei diventato cittadino del cielo.
Iano, ho rispettato dunque la tua riservatezza; ti prego, però, di non fare disperdere in futuro il candore della tua vera amicizia di ieri, di sempre!
Resterai per noi tutti nel misterioso cammino del tempo quello che sempre sei stato, fulgido esempio di una vita dove fosti figlio, marito, padre, nonno esemplare, lasciandoci in eredità tantissimi zampilli di luce ed amore nonché la tua infinita simpatia segno di grande umanità, che tutti custodiremo gelosamente!
Hai lasciato la tua vita terrena stanco delle tue sofferenze; improvvisamente i tuoi occhi si sono spenti ma per tua moglie continueranno nel buio a parlare del tuo amore.
Sul volto scavato dal dolore, caddero le lacrime amare di tua moglie e nella notte successiva, ad una ad una si sono spente le stelle in cielo dopo aver fatto luce al tuo cammino verso l’Eternità, verso un’oasi di pace in cui si riflette il tuo intatto candore, il profumo intenso di un albero eternamente fiorito, l’albero di Iano e Graziella, con tante gemme sillabe di pace, d’amore.
Così come restano sillabe di pace e d’amore le rose che oggi tutti noi ti abbiamo offerto, poiché, come ha scritto un poeta “I fiori sulla tomba dicono che solo non sei”.
E tu Iano solo non resterai nel ricordo di tutti noi, sempre!
Come hai visto non ho toccato la tua riservatezza.
Le parole migliori però non sono quelle di oggi bensì quelle mai dette; sono memoria oltre la tomba, oltre il battito breve della vita, lungo il fiume della nostra amicizia posta al centro del cuore.
Una cosa però io desidero aggiungere. Hai lottato tutta la vita per i tuoi cari; hai cullato un sogno che con il sacrificio tuo e dei tuoi figli adesso è pienamente realizzato; hai lasciato il segno come la spuma del mare che sulla riva ricama la sabbia.
Sii orgoglioso dei tuoi figli Alessandro ed Emilio, oggi onore e vanto della nostra terra: Alessandro, maestro condirettore del Coro dell’Opera di Parigi, insignito lo scorso anno dal Ministro della Pubblica Istruzione Francese della carica di “Cavaliere dell’ordine delle Arti” della Repubblica Francese ed Emilio, primo violino nell’ “Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino” di Firenze, conosciuto in tutto il mondo.
I tuoi figli fanno oggi un inno in tua memoria con la loro musica divenuta universale, meravigliosamente unica che va dritta al cuore come l’uragano dentro la caverna nelle notti senza luna; come il vento d’inverno che squarcia la cima dell’Etna.
Iano, sei stato un galantuomo nella vita e tale resterai nei nostri cuori.
Vorrei far cenno alla tua caparbietà infinita soprattutto durante gli anni di calvario della tua malattia, preso per mano dalla tua Graziella, vegliato da Billy, il vostro amato cagnolino.
E sai perché non vorrei stare ai patti sulla tua discrezione? Perché ti sei fatto fregare improvvisamente dalla morte; hai perso la tua ultima partita a scacchi con la morte mentre con Filippo Tornambè vincevi sempre o quasi; oppure nasce il sospetto che l’amico fraterno sino alla fine barava facendo finta di perdere!
Iano, devo confessarti una cosa mia personale! Durante la tua malattia mia moglie mi ha messo “sette in condotta” perché non riuscivo a chiudere la porta dell’ascensore piano piano, rischiando di svegliarti! Di ciò chiedo venia, all’ombra del nostro ultimo abbraccio, nel tuo ricordo oltre l’orizzonte della vita, oltre il confine dei vivi.
Addio caro Iano, rondine di eterna primavera divenuto cittadino del cielo!