95047.it Storie di (mala)burocrazia. Ma anche di inerzia della politica. Una vicenda che parte da lontano: sul finire dello scorso decennio. Con la paralisi di un progetto legato alla costruzione di una serie di abitazioni nel quartiere di Scala Vecchia. C’è chi ha perso il lavoro e chi le commissioni. Una storia da raccontare in un momento in cui colui il quale aveva ricevuto l’incarico di redigere il nuovo Prg si è dimesso (ovvero, l’ingegnere Bruno Maccarrone): stessa sorte seguita dal titolare della delega all’Urbanistica (l’ex assessore Angelo Amato). L’intervista, con l’architetto e (oggi non più, proprio a causa della incredibile sequela di vicende burocratiche) responsabile di quello che avrebbe dovuto essere il Progetto in questione: l’architetto Santo Rapisarda.
Architetto Rapisarda, cos’è accaduto a Scala Vecchia?
“A Scala Vecchia ci lavoriamo da vent’anni a questa parte. Avevamo presentato diversi progetti: naturalmente l’area è edificabile e fa parte di un Piano particolareggiato. Abbiamo trovato grossi problemi con il Comune in relazione ad un vincolo preordinato da parte della Sovrintendenza che lo stesso Comune ha recepito. Ma, in verità, quell’area non era mai stata vincolata”.
Che significa?
“In sintesi, essendo il primo Piano Regolatore del 1983 l’area vincolata nel 1994, l’area non poteva assoggettare la parte del Piano particolareggiato e, dunque, il vincolo che la Sovrintendenza doveva ordinare non aveva nessuna validità”.
Sembra di raccontare una storia di “straordinaria burocrazia”: si è mai chiesto perché tutto dovesse bloccato a Scala Vecchia?
“Sinceramente, è difficile persino da capire. Un progetto come quello che avevamo presentato, non capiamo ancora oggi perché è stato bloccato: un progetto al quale avevamo lavorato tanto per un ammontare complessivo di circa 18 milioni di euro. Con 250 operatori del territorio che avrebbero lavorato, tra operai e indotto. Bloccarlo senza una motivazione valida, ci chiediamo il perché”.
E’ ancora oggi bloccato?
“Sì, è ancora oggi bloccato. Non comprendiamo le motivazioni: o, almeno, le motivazioni che sono state date dall’ufficio comunale all’Urbanistica sono state tutte quante messe in discussione. A tutt’oggi, ci sono nove costruzioni ferme. Paralizzate”.
Le chiedo un parere da tecnico: con una situazione come quella che ha raccontato e con un Prg scaduto da tempo, quanto “rischia” – urbanisticamente parlando, la città?
“Lo scorso anno ho personalmente assistito ad una conferenza di servizi per illustrare quello che potrebbe essere il nuovo Prg: francamente, abbiamo visto solamente delle tavole in relazione a quello che si sarebbe potuto fare, ma nessuna proposta. Oggi, ci rendiamo conto che la situazione non è cambiata, quando ci sarebbe da cosa partire”.
Ad esempio?
“Certamente, la riqualificazione del centro storico. Già nel 1983 il Prg di Paternò prevedeva ampie aree di recupero del centro: cosa che in realtà non è avvenuta. Si è, invece, spopolato il centro storico per creare zone nuove con cooperative che non hanno creato posti di lavoro nuovi: in compenso vi è stato un consumo smisurato di suolo e, quindi, un aumento degli oneri. Dalla spazzatura, all’illuminazione, alla costruzione di strade. Si è spopolato il centro storico e si è portato la popolazione in un’altra parte della città”.
E’ stato un danno, dunque?
“Tutto questo significa che la parte migliore della città, muore: e quell’idea di allestire palazzine che già a Torino, Firenze ed altre città erano già state abbandonate alla fine degli anni settanta, noi abbiamo cominciato a costruirle negli anni ottanta”.
Cosa dovrebbe contenere l’eventuale nuovo Piano regolatore?
“Io ho sentito parlare di situazioni nuove, di riqualificazione di spazi con la perequazione: si tratta di argomenti tutti da definire. Mi sembrano discorsi a dir poco inconcludenti per il nostro territorio. Il nostro territorio ha semplicemente bisogno di applicare la legge: la 457 sul centro storico. Recuperare il centro significa riportare la gente in città. Significa ridare vita agli artigiani che non hanno mai lavorato con le cooperative. Costruire il centro storico significa parlare di ringhiere, infissi fatti dal falegname e così via discorrendo. Significa, in pratica riattivare quella parte di artigianato che a Paternò è assolutamente morta”.
Ho un terreno edificabile sul corso Marco Polo.le belle amministrazioni che si sono succedute lo hanno regalato ad una cooperativa che purtroppo non aveva neanche i soldi x comprarsi un caffè, ed io nel frattempo pago l’Imu. Adesso la cooperativa Giovanni xxlll fallita si è ritirata ma il mio terreno ancora non è libero ma signor sindaco e assessori, architetti e scienziati del comune di paterno’ quando la smettete di frodare il cittadino
Ci mandi una mail che ne parliamo..
Se giustamente bisogna recuperare il centro storico, loro perché vogliono costruire a Scala Vecchia che centro storico non è? Francamente nn ho capito il ragionamento.