
Cinque anni fa, il 23 marzo 2020, Paternò registrava ufficialmente il suo primo caso di Covid-19. Una data che rimane impressa nella memoria della cittadinanza, segnata dalla consapevolezza che la pandemia aveva raggiunto anche la città etnea. La conferma giunse da varie fonti, tra cui il sindaco Nino Naso, che ufficializzò la notizia.
Il primo paziente paternese era un uomo di circa cinquant’anni, impiegato presso un’azienda di Misterbianco.
La diagnosi arrivò in un momento in cui l’Italia intera affrontava una delle più difficili emergenze sanitarie della sua storia recente. Era trascorso poco più di un mese dal 20 febbraio, quando a Codogno venne individuato il primo caso italiano, e dal 22 febbraio, giorno in cui il Paese piangeva la sua prima vittima ufficiale, Adriano Trevisan, 78 anni, di Vo’ Euganeo.
In quelle settimane drammatiche, l’Italia si trovava al centro dell’attenzione mondiale come secondo epicentro della pandemia dopo la Cina. Il sistema sanitario era messo a dura prova e le misure restrittive impattavano profondamente sulla vita quotidiana di milioni di cittadini. Anche Paternò, come il resto della nazione, affrontò lockdown, coprifuoco e la paura di un virus ancora sconosciuto.
Oggi, a cinque anni di distanza, la città ricorda quei momenti con il peso della memoria e la consapevolezza di quanto sia stato lungo e difficile il percorso verso la ripresa. Il Covid-19 ha lasciato segni indelebili nelle vite di tutti, ma ha anche insegnato l’importanza della solidarietà, della responsabilità collettiva e del valore della salute pubblica.
Un anniversario che invita alla riflessione su un periodo storico che ha cambiato per sempre il mondo.