95047.it L’ordine del carico di cocaina e eroina partiva direttamente da Paternò. La si andava a prendere a Milano: l’eroina era acquistata a 25 mila lire e rivenduta a Paolo Di Mauro che, a Piedimonte, fungeva da centrale dello spaccio a 50/60 mila lire. Sono gli anni 1999/2000.
L’inchiesta “I Vicerè” si arricchisce di nuovi particolari in merito allo scenario che regnava sul territorio della provincia etnea: la ricostruzione è del collaboratore di giustizia Pippo Laudani che parla della gestione della droga e delle estorsioni da parte del clan.
La telefonata (ovvero, come detto, l’ordine) partiva proprio da Paternò. I viaggi in aereo per Laudani avvenivano anche sotto altri nomi per evitare di essere identificato: una prassi che oggi sarebbe impossibile. Cocaina ed eroina venivano acquistate a quattro/cinque chili per volta. Tutto lo stupefacente era poi fatto scendere attraverso un autotrasportatore amico della famiglia. I soldi per la droga venivano portati subito a Milano e consegnati al momento stesso dell’acquisto perché interessava pagare alla consegna in modo da ottenere anche uno sconto: in pratica, era stata allestita una vera e propria attività imprenditoriale attentissima alla gestione degli affari.
Un metodo che si rivelò infallibile cominciato a scricchiolare, però, attraverso l’intervento delle Forze dell’ordine e delle indagini della magistratura: su tutte, l’operazione “Eagles”. Una inchiesta che, abbinata oggi a quella de “I Vicerè” ha permesso di ricostruire anni di fervente attività di spaccio della droga su tutto il territorio etneo.
Ma la domanda è: oggi, tutto questo è davvero finito?