95047.it “Per il secondo anno consecutivo il collegio dei revisori del Comune di Paternò ha espresso parere negativo al bilancio di previsione. Ci troviamo di fronte un consiglio comunale che approva, per due anni di seguito, il bilancio di previsione ben oltre il termine posto dal legislatore. Una circostanza che compromette le finalità proprie dell’ordinamento contabile – afferma il deputato M5S Francesco Cappello che a tal proposito interroga la Regione – sono, infatti, seriamente pregiudicate tutte le attività che dovrebbero consentire una corretta programmazione amministrativa, economica e finanziaria dell’Ente”. Adesso il deputato chiede al governo di verificare la regolarità e la legittimità dello stato finanziario in cui versa il Comune.
“La situazione finanziaria del Comune di Paternò – conclude Cappello – presenta criticità talmente gravi che potrebbero venire meno gli equilibri di bilancio nei successivi esercizi finanziari. Tutto ciò accade sotto gli occhi di un consiglio comunale che conta oltre le 1.200 riunioni (assise comprese) nel 2014, ha anche avuto un costo a carico delle casse pubbliche di circa mezzo milione di euro”. “Si accertino le eventuali responsabilità erariali dei soggetti coinvolti nei fatti”, chiede in ultimo il deputato del Movimento 5 Stelle. Il caso Paternò arriva anche al Senato della Repubblica, la portavoce siciliana al Senato del M5S Bertorotta ha interrogato il Ministro Padoan per sapere quali iniziative intende intraprendere al fine di consentire la corretta programmazione amministrativa, economica e finanziaria del Comune di Paternò, ma soprattutto quali provvedimenti intenda assumere al fine di ripianare la situazione finanziaria del Comune di Paternò. Conclude la Bertorotta dicendo: “è giusto conoscere se esistono responsabilità erariali dei soggetti coinvolti”. Ed ancora: “Rimettiamo al Governo di indicare quali strumenti è giusto utilizzare per verificare definitivamente la regolarità e legittimità dello stato economico e finanziario in cui versa il Comune di Paternò.
Prima dell’approvazione del Consiglio Comunale, avvenuta il 30 novembre 2015, il meetup locale ha anche presentato un esposto alla Procura della Corte dei Conti di Palermo in merito a tale questione. “Non confutando in alcun modo detto parere negativo, il Consiglio Comunale – affermano gli attivisti locali – si è assunto la responsabilità tecnica del documento adottato in presenza delle criticità evidenziate dall’organo di revisione. Siamo stanchi di assistere al modo approssimativo e superficiale di amministrare la città. Vogliamo abbattere questo muro di gomma – concludono gli attivisti – continuando con il nostro fiato sul collo, al contempo lavorando su un progetto reale per la nostra città”.
LA REPLICA DEL SINDACO, MAURO MANGANO. “Mi auguro che chi finalmente ha preso visione delle carte faccia luce su tutta questa vicenda.
I nostri bilanci saranno esaminati dalla Corte dei Conti ma vorrei capire chi esaminerà, invece, il lavoro dei Revisori che hanno commesso gravi errori avvalorati dall’approvazione stessa dei consuntivi: lo dicono i numeri, non si tratta di una mia opinione. I revisori hanno espresso un giudizio politico”.
L’ATTO DI “ACCUSA” DEI 5 STELLE. Nel 2014 il parere negativo scaturiva da una errata allocazione di risorse nello schema di bilancio e da una sottostima dei trasferimenti statali e regionali con lo scopo di aumentare l’aliquota dell’addizionale comunale dallo 0,2% allo 0,8%. Nell’esprimere parere negativo al bilancio 2015, invece, l’organo di revisione ha evidenziato una inattendibilità nella contabilità dell’Ente, specialmente nel rapporto credito/debito con le società partecipate Ama SpA e Ato CT3 Simeto Ambiente SpA (in liquidazione). Nel dettaglio, per la società Ama emerge la sussistenza di un debito, a carico della stessa società, pari a 1 milione e 555 mila euro per somme liquidate dal Comune da sentenze esecutive. Per tale importo l’Ente si è limitato talvolta a qualche formale messa in mora e lo stesso non è mai stato previsto nei bilanci del Comune né della società partecipata. Non risultano, a tutt’oggi, documenti ufficiali sul sito istituzionale dell’Ente che attestino procedure volte al reale recupero delle somme, nemmeno attraverso un piano di riparto pluriennale. La Ato CT3, invece, vanterebbe crediti nei confronti del Comune di Paternò, maturati nel periodo 2004-2012, pari a circa 34 milioni di euro; anche se diverse sono le falle di rendicontazione. “Sarebbe grave se l’amministrazione comunale – denuncia Cappello – avesse omesso di controllare o controllava poco il rapporto credito/debito con la partecipata in questione (malgrado la disponibilità di specifici uffici), ma, addirittura, con tre atti reperiti sul sito del Comune, la giunta comunale liquidava complessivamente la somma di 1 milione e 350 mila euro alla società; “il tutto – continua il parlamentare – senza conoscere la situazione credito/debito e nonostante i pareri negativi sotto il profilo tecnico-contabile e dello stesso segretario generale”.