La bellezza di Barbara, la bellezza di Paternò

95047.it Era bellissima, Barbara. Del resto, come si dice? “Sant’Agata ppe ricchizzi, Santa Barbara ppe biddizzi”. Ma quella di Barbara non doveva essere solo una bellezza che richiama alla perfezione dell’estetica. Barbara possedeva una caratteristica primaria della bellezza: era la freschezza del momento, la capienza che porta all’eternità. Forse è un po’ quello che insegue la nostra città. Affannata e stanca. Spogliata di tutto ma sa che non può essere finita così.

Hai bisogno di amarla Barbara. Hai bisogno di amarla Paternò: anche nella sua cattiveria che è angoscia, anche nella sua arroganza che è fragilità. E li guardi, e ci guardiamo, noi paternesi. Un pò ombre smarrite. Un po’ persone fiere della nostra storia. E un po’ ci scrutiamo mentre guardiamo i fuochi e sembriamo tutti bambini, invitati e portati a una festa per la prima volta. Guardi anche quella bimba in braccio alla propria madre. Provi a darle un nome. Ma anche lei è Barbara: la Santa che rinasce ad ogni venuta della peste. Negli occhi di una bimba quella bellezza che porta all’eternità.

Non resta che volere bene a questa bimba. E alla nostra città. Che dondola di sonno sulla spalla della nostra Santa Patrona. Barbara oggi torna per dirci ancora una volta che crede nei figli di questa città. Barbara torna per dirci che siamo effimeri ed eterni. Effimeri come gli spari. Eterni come la voglia mai messa da parte di cercare la luce, nella notte più notte che c’è.
E Santa Barbara, una volta ancora, è qui ad indicarci la speranza.